Una volta in Italia si moriva per carenza di cibo, mentre oggi si muore veramente per eccesso di cibo, perché la maggior parte delle patologie croniche ha alla base sia un eccesso alimentare sia squilibri nutrizionali.
La conclusione è che, pur essendo in aumento già da qualche decennio, ultimamente la crescita delle patologie croniche pare aumentare esponenzialmente.
Infatti, nel 2012 negli USA le persone con più di una patologia cronica erano il 40-50% della popolazione nel gruppo di età di 45-65 anni e salivano addirittura all’80-85% nel gruppo di età superiore a 65 anni, con un incremento medio di circa il 65% rispetto i 10 anni precedenti.
Quindi, il presente, ma specialmente il futuro americano, non ci mostreranno solo una società vecchia, ma anche una società molto malata e, purtroppo, anche il nostro Paese sta percorrendo la stessa strada.
Quali sono le patologie croniche più frequenti?
L’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane offre un quadro sulla prevalenza della cronicità in Italia e lo scenario futuro che si prospetterà nel nostro Paese nei prossimi 10 anni.
Dai dati emerge che nel 2017 l’ipertensione arteriosa, l’artrosi/artrite e le allergie erano le patologie più frequenti nei 24 milioni di italiani che presentano almeno una patologia cronica, con una spesa complessiva per il Sistema Sanitario Nazionale di 67 miliardi di euro. Questi numeri sono comunque destinati a salire dato che le previsioni per il 2028 sono in lieve rialzo: 25 milioni di malati con almeno una patologia cronica e una spesa nazionale che salirà oltre i 71 miliardi di euro per assisterli.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le patologie croniche assorbono il 70-80% delle risorse sanitarie, ma l’Italia è tra i Paesi più colpiti essendo la seconda nazione più vecchia al mondo.
Andamento delle malattie croniche
Nel 2017, le patologie croniche hanno interessato quasi il 40% degli italiani e 12,5 milioni di questi hanno avuto una multi-cronicità.
Nel 2028 saranno almeno 14 milioni (+10,6%) gli italiani colpiti, ma si ritiene che queste previsioni siano ottimistiche.
La patologia cronica più frequente (per lo più nella fascia d’età 45-74 anni) è stata e sarà anche in futuro l’ipertensione arteriosa e, sempre secondo l’Osservatorio, oggi un paziente iperteso costa circa 900 euro/anno, assorbendo in media il 68,2% di tutte le prescrizioni farmaceutiche a carico del Servizio Sanitario Nazionale, il 52,2% delle richieste di visite specialistiche e il 51,7% degli accertamenti diagnostici.
L’artrosi/artrite interessava circa 10 milioni di italiani nel 2017 e per queste patologie ci si attende 1 milione di malati in più nei prossimi 10 anni (+11,1%).
Nel 2028 le persone affette da osteoporosi, invece, saranno 5,3 milioni, 500 mila in più rispetto al 2017 (+10,6%) e gli italiani con diabete mellito saranno 3,6 milioni (+6,4%), mentre i cardiopatici saranno circa 2,7 milioni (+7,6%).
Sono più interessati gli uomini o le donne?
I pazienti affetti da patologie croniche non sono tutti uguali dato che si differenziano per il genere, le differenze socio-economiche e culturali e il territorio in cui sono nati e/o vissuti.
Secondo i dati nazionali complessivi del 2017, le donne erano più frequentemente affette da patologie croniche: il 42,6% delle donne contro il 37,0% degli uomini (forse perché vivono di più?), divario che aumenta se si considera la multicronicità che nel 2017 affliggeva quasi il 25% delle donne contro il 17,0% degli uomini. Questi ultimi pare che si ammalino maggiormente delle donne solo per quanto riguarda il diabete mellito e l’ipertensione arteriosa (anche se con l’avanzare dell’età la differenza solo per quest’ultima patologia si affievolisce).
Con il passare degli anni le differenze di genere di solito si acuiscono, dato che nel periodo adulto della vita (45-54 anni) e nella classe di età più anziana (65-74 anni) il divario cresce ancora.
L’impatto a livello sociale delle malattie croniche
Nel nostro Paese, anche il livello culturale sembra avere un effetto significativo sul rischio di cronicità. I dati dell’ISTAT evidenziano infatti che le persone con livello di istruzione più basso soffrono molto più frequentemente di patologie croniche rispetto al resto della popolazione, con un divario crescente all’aumentare del titolo di studio conseguito.
Nel 2017, nella classe di età 45-64 anni (quella in cui insorge per la prima volta la maggior parte della cronicità), la percentuale di persone con la licenza elementare o nessun titolo di studio che era affetta da almeno una patologia cronica è stata pari al 56,0%, è scesa al 46,1% tra coloro che avevano un diploma e al 41,3% tra quelli che possedevano almeno una laurea.
L’artrosi/artrite, l’ipertensione arteriosa e il diabete mellito sono le patologie per le quali si riscontrano i maggiori divari sociali, con riferimento ai titoli di studi estremi, dato che le differenze ammontavano rispettivamente a 13,1%, 12,5% e 7,4% a svantaggio dei meno istruiti.
Le categorie maggiormente colpite da almeno una patologia cronica sono stati i disoccupati che erano alla ricerca di una nuova occupazione (36,3%) e i lavoratori autonomi (34,6%).
Elenco delle malattie croniche a livello regionale
Il primato regionale (se lo si può intendere tale) della prevalenza più elevata per almeno una patologia cronica è stato registrato in Liguria con il 45,1% della popolazione.
Per i primati di singole patologie, spiccano le seguenti regioni:
- la Liguria per la prevalenza maggiore di malati di artrosi/artriti: 22,6% della popolazione;
- la Calabria per la quota più elevata di malati di ipertensione arteriosa (20,9% della popolazione), diabete mellito (8,2%) e patologie neurologiche (7,0%);
- la Sardegna per la quota maggiore di malati di osteoporosi: il 10,4%;
- il Molise per la prevalenza maggiore di cardiopatici: 5,6% della popolazione;
- la Basilicata per la prevalenza maggiore di malati di ulcera gastrica o duodenale (4,5%) e bronchite cronica (7,7%).
La provincia Autonoma di Bolzano merita invece di essere segnalata per il suo primato apprezzabilissimo di minore prevalenza di cronicità per tutte le patologie considerate.
Infine, l’Osservatorio ha evidenziato che i Comuni sotto i 2.000 abitanti sono quelli con la quota più elevata di patologie croniche (quasi il 45% della popolazione), mentre nelle periferie delle grandi città metropolitane si riscontra la quota più elevata di persone che soffrono di patologie allergiche (12,2% della popolazione residente).
In conclusione, cosa possiamo fare?
Prima di tutto dobbiamo riconoscere il problema in noi stessi. A te che mi leggi chiedo:
Sei certo di mangiare bene?
Sei certo di avere uno stile di vita corretto?
Sei certo di conoscere le cause delle patologie a cui sei a rischio?
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