La superspecializzazione sembra essere entrata nel nostro DNA.
In realtà, chi scrive è convinto che non si debba frammentare il corpo come la Medicina Specialistica troppo spesso oggi fa, perché ciò implica perdere l’aiuto alla guarigione che il corpo stesso, nella sua unità, fornisce sempre alle singole parti.
L’Uomo non è una macchina costituita da pezzi isolati tra loro, perché ognuno di noi è un “tutt’uno”. Purtroppo, però, la materializzazione della Scienza Medica, in un certo senso, fa dimenticare l’unitarietà e l’indivisibilità della Persona.
Non possiamo certo interrompere il progresso medico legato alla superspecializzazione, di grande utilità specie in condizioni di emergenza, ma dobbiamo agire in modo che i suoi effetti non siano solo per un bene immediato (sintomatico) e/o localizzato, ma siano finalizzati al bene globale di tutta la Persona.
L’eccessiva specializzazione, infatti, si focalizza sugli oggetti, ma non sulle relazioni che gli oggetti hanno con gli altri oggetti. Ad esempio, lo specialista oculista si concentra e studia a fondo fin nei minimi particolari l’occhio, ma troppo poco le ripercussioni che l’occhio e la vista hanno sul cervello, sulla postura, sugli ormoni, sulla psiche e quindi su tutto l’organismo.
Pertanto, dopo la visita specialistica, il Malato dovrebbe affidarsi alla competenza di un Medico che consideri globalmente la sua Persona e adatti al “tutto” di questa ogni singolo consiglio specialistico.
Questo Medico di Visone Globale (che potrebbe e dovrebbe veramente essere il Medico di Famiglia), proprio perché la Persona è una unità indivisibile, dovrà fare attenzione che l’agire per il bene di una parte non comporti uno squilibrio finale delle altre parti o del “tutto”.
Anzi, dato che il “tutto” della Persona umana svolge sicuramente su ogni parte della stessa un’azione benefica e risanatrice a lungo termine molto più potente di quella che noi possiamo sintomaticamente apportare con i nostri trattamenti parcellari farmacologico-palliativi, ricordo una regola di fisiologia estremamente importante che mi sono permesso di definire in questo modo:
“Il ‘tutto’ sostiene la parte”.
Questa, che a mio parere è una legge universale, ci insegna che se noi non sappiamo trattare una patologia oppure riusciamo a migliorarla solo in parte utilizzando un trattamento farmacologico specifico, possiamo ottenere risultati aggiuntivi (e talvolta risolutivi) se rivolgiamo le nostre attenzioni e cure all’intero organismo o, meglio ancora, all’intera Persona.
Il nostro organismo, infatti, è come una famiglia dove ognuno è disposto ad aiutare colui che sta male, ma se tutti i componenti della famiglia stanno male, allora nessuno è in grado di aiutare gli altri.
Pertanto, i trattamenti che nutrono, riequilibrano, sostengono e aiutano l’intera Persona permettono al corpo di avere un’energia migliore e di attivare quei meccanismi di difesa e di compensazione che sono in grado di rafforzare, sostenere e talvolta anche di guarire la parte più debole o malata.
Questo è il motivo per cui è fondamentale integrare i trattamenti locali con quelli ad azione sistemica agenti su tutto l’organismo e tra questi spicca in particolare una sana e nutrizionalmente completa alimentazione e più in generale un corretto stile di vita fisico, psichico e ovviamente anche spirituale.
Inoltre, acquistano una particolare importanza terapeutica, sia curativa che preventiva, quelle terapie “energetiche” che agiscono sul “tutto” della Persona, come l’Agopuntura e l’Omeopatia, terapie tanto più utili quanto più vengono personalizzate in modo da mirarle sulla causa prima dello squilibrio o della patologia del Paziente.
Per spiegare tutti questi concetti ho fatto il videocorso “Come rafforzare le difese immunitarie degli adulti” che oltre a trattare questi argomenti, propone anche protocolli nutrizionali ad azione sia preventiva che curativa.
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