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Una riflessione su alcuni limiti di una Medicina solo sintomatica

La società è pervasa da una grande superficialità e pare imperare il culto dell’apparire su quello dell’essere e il culto dell’avere su quello del dare.

Valorizziamo troppo ciò che ci appaga sul momento, senza riflettere se ciò è veramente utile al nostro bene o se magari è dannoso per noi o per la società.

Anche la Medicina è stata ‘contaminata’ da questo comportamento: la maggioranza dei trattamenti attuali è di solo effetto momentaneo e ha come obiettivo quello di togliere i sintomi della patologia, non le sue radici.

Infatti, i farmaci più usati sono gli “anti-”: anti-biotici, anti-dolorifici, anti-febbrili, anti-spastici, anti-infiammatori, anti-ipertensivi, anti-aritmici, ecc.

Dobbiamo renderci conto che l’Uomo non è un ammasso di cellule e che per portarlo a una completa guarigione il Medico deve considerarlo nella sua globalità di Persona indivisibile, unica e irripetibile. Affinché ciò avvenga è necessaria la personalizzazione di ogni approccio sanitario tramite:

  • una grande conoscenza dell’Uomo in generale,
  • una grande conoscenza della singola Persona in particolare,
  • una grande conoscenza di numerose tecniche terapeutiche (non certamente solo quelle farmacologiche).

I trattamenti farmacologici convenzionali il più delle volte non permettono il conseguimento di una guarigione profonda, perché non colpiscono la “causa prima”. Ricordiamo infatti che in una bronchite o polmonite la “causa prima” non è il germe, ma lo squilibrio immunitario che ha permesso al germe patogeno di moltiplicarsi. Quindi l’antibiotico, per quanto utile, non colpisce la causa prima, anzi, il più delle volte l’aggrava, perché squilibra ulteriormente il sistema immunitario.

Però è anche vero che i rimedi che ci giungono dal Mondo della Natura, la Psicoterapia che agisce globalmente su tutta la Persona e anche le tecniche che potremmo definire “auto-terapeutiche” insite nell’Uomo stesso permettono sicuramente una buona personalizzazione, ma sono una miniera ancora poco esplorata dal punto di vista della potenza e della rapidità terapeutica.

Per quanto riguarda le tecniche “auto-terapeutiche”, mi sto riferendo a quelle reazioni biologiche che il nostro organismo attiva quotidianamente (nella quasi totalità dei casi a nostra insaputa) per difenderci dai mille fattori che squilibrano il nostro organismo mettendolo a rischio continuo di ammalarsi.

Alcuni esempi molto semplici e solo sul piano organico di alcune nostre involontarie e inconsce tecniche “auto-terapeutiche” sono il vomito e/o la diarrea dopo una intossicazione o la febbre che ci obbliga a riposarci e che nello stesso tempo attiva il nostro sistema immunitario e uccide i germi sensibili alle temperature elevate.

Sul piano psico-energetico, invece, le tecniche “auto-terapeutiche” che la nostra Persona attiva automaticamente senza neppure avvisarci sono la fiducia in noi stessi (che ci fa superare momenti difficili), il sorriso (che ci rilassa), l’ottimismo (che ci fa vedere il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto) e il vivere l’attimo presente (che ci stacca dal passato e ci concentra solo nel presente chiedendoci di non badare all’ansia per il futuro).

Mi sto riferendo a quelle reazioni biologiche che il nostro organismo attiva non ogni tanto ma addirittura poli-quotidianamente (quasi sempre a nostra insaputa) per difenderci dai mille fattori che rischiano di squilibrarlo e di farlo ammalare. Ovviamente, queste reazioni fisiche e psichiche sono più facili e automatiche in certe persone e molto difficili e sicuramente non automatiche in altre persone.

Alla luce di queste considerazioni, impariamo che il nostro organismo attiva SEMPRE dei meccanismi difensivi e lo fa mentre noi, di solito, neppure ci accorgiamo che qualcosa ci stava minacciando (sia fisicamente, sia psicologicamente) e quindi non sappiamo che abbiamo corso un pericolo e che qualcosa rischiava di danneggiarci.

Dato che questa è la realtà quotidiana che interessa tutti noi, la più semplice deduzione dovrebbe essere:

se il mio organismo si accorge più di me e prima di me dei pericoli che mi minacciano, il mio compito primario dovrebbe essere quello di assecondarlo, anzi di potenziare i suoi meccanismi di auto-controllo e di auto-difesa!

Invece noi, di solito, quando siamo disturbati da un sintomo assumiamo farmaci chimici e allora, come abbiamo detto prima, BLOCCHIAMO LE REAZIONI DEL NOSTRO ORGANISMO.

E lo facciamo con una giustificazione totalmente irrazionale: blocchiamo i sintomi (che sono meccanismi di difesa dell’organismo) PERCHÉ QUESTI CI DISTURBANO!

Ovviamente, l’intervento farmacologico non è solo giustificato, ma è addirittura obbligatorio quando il nostro organismo si trova in una condizione di emergenza o in una situazione molto dolorosa che non riesce a risolvere e neppure a gestire.

Nelle patologie lievi e spontaneamente gestibili dal nostro organismo, invece, l’intervento farmacologico è controproducente e, se ripetuto con disinvolta e superficiale facilità, lentamente squilibra sempre più il nostro sistema immunitario e l’organismo nella sua globalità.

Pertanto, il Medico saggio dovrebbe avere la conoscenza e la sapienza necessarie per saper usare ora i farmaci chimici, ora i rimedi naturali, ora nessuna prescrizione terapeutica a seconda delle esigenze del singolo Paziente. Tante volte, infatti può bastare solo un consiglio, un incoraggiamento, una rassicurazione ... oppure un rimedio naturale personalizzato che fortifichi le capacità difensive dell’organismo (a seconda della condizione, può essere utile un fitoterapico, un rimedio omeopatico, l’agopuntura, una correzione dello stile di vita, un trattamento osteopatico, psicoterapico, ecc. ecc. … abbiamo mille sistemi terapeutici che potrebbero sostituire i farmaci nelle patologie più semplici).

Per giungere a tale meta, però, Medico e Malato devono impegnarsi a fondo, compiere qualche piccolo sacrificio e cambiare visione e metodo:

  • al Medico è richiesto di rivestirsi di umiltà e di studio continuo per aprirsi a sempre nuove acquisizioni e scoperte;
  • al Paziente è richiesto di non essere oggetto passivo di qualsiasi decisione medica come se venisse data “ex-cathedra”, ma di diventare soggetto attivo e collaborativo del Medico al punto da capire che

per raggiungere la vera salute non è sufficiente una manciata di pastiglie, ma occorre prima di tutto una mente mite e umile, disponibile a individuare ed eliminare i propri errori impostando uno stile di vita sano dal punto di vista fisico, psichico e spirituale.

Oggi la situazione sanitaria dei Paesi industrializzati è critica: sta crescendo un malcontento di fondo, nei Medici e nei Malati, che sembra diventare incontenibile proprio quando la Medicina pare toccare le vette più alte del suo progresso tecnologico.

Il problema, forse, è proprio questo: il progresso di questo ultimo mezzo secolo è stato essenzialmente tecnologico, mentre è mancata quella riflessione morale, esistenziale e spirituale che avrebbe dovuto finalizzare e indirizzare ogni acquisizione tecnica.

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