Articolo aggiornato al 1 marzo 2021
Tempo fa, è uscita la notizia che svela un altro effetto indesiderato del paracetamolo (principio attivo della famosa Tachipirina® o dell’Efferalgan®):
“Il ruolo del paracetamolo nella patogenesi dell’asma” (1).
La scoperta principale – ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio – è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90% di quelli analizzati) hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare disturbi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”.
C’è associazione tra paracetamolo e asma/broncospasmo?
In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per lo studio del The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group pubblicato da Wickens e Colleghi nel 2010 (2) e neppure per lo studio del prof. Beasley e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel 2008 (3).
Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.
Nel 2017, alcuni Autori spagnoli hanno scritto (4):
“L’esposizione al paracetamolo durante la gravidanza è stata analizzata in diversi studi di coorte, mostrando un’associazione tra l’esposizione prenatale al paracetamolo e sviluppo di asma o di broncospasmo durante l’infanzia, soprattutto per un respiro sibilante persistente. […] Diversi studi hanno anche associato l’esposizione al paracetamolo nei primi anni di vita con lo sviluppo dell’asma giovanile. Sono noti diversi meccanismi fisiopatologici che potrebbero spiegare questa reazione avversa del paracetamolo:
- il blocco della produzione di glutatione,
- la diminuzione del rilascio di citochine Th1 (protettive), che vengono normalmente prodotte durante la febbre, e che porterebbe poi ad una predominanza delle citochine Th2 (facilitanti le allergie),
- l’effetto citotossico del paracetamolo sugli pneumociti (cellule che costituiscono l’epitelio degli alveoli polmonari),
- un effetto modulatore sull’attività della mieloperossidasi (enzima dei globuli bianchi che produce radicali liberi dell’ossigeno per distruggere particelle estranee),
- il possibile effetto antigenico del paracetamolo mediato dalle IgE (anticorpi prodotti in condizioni allergiche)”.
Già da tutti questi effetti negativi si dovrebbe intuire che meno paracetamolo somministriamo ai bambini meglio è!
Alcuni effetti indesiderati del paracetamolo
Nel libro di farmacologia “L’Annuario dei Farmaci“ che ho scritto più di 30 anni fa (un libro di più di 2000 pagine che raccoglie gli effetti farmacologici di tutti i principi attivi in commercio nel nostro Paese), riportavo:
“Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, … fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) … Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici … con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. … Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia, …”.
Quello che è più importante, però, è un altro punto. Poco più avanti, in quello stesso libro ho infatti scritto:
“L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita del paracetamolo si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica“.
La terapia consta della somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev). Ebbene, la letteratura che riporta questi dati è addirittura del 1967 (cfr Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 156: 285; 1967).
Sono passati 44 anni da allora e il paracetamolo continua non solo ad essere sintetizzato e diffuso in quantità inimmaginabili, ma anche ad essere somministrato a qualsiasi età: è consigliato addirittura nei neonati!
Il legame tra il paracetamolo e il glutatione
Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: IL GLUTATIONE! E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatotossica … ma non solo questa.
Ebbene, pensate che:
- Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).
- Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio (che è un inquinante presente purtroppo in alcuni cibi, nell’ambiente e anche in alcuni farmaci) blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi, ancora inspiegabilmente e verosimilmente per molteplici motivi, stanno diventando molto comuni.
- È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio o altri . La prudenza consiglierebbe di non somministrare paracetamolo a questi bambini, almeno nei primi anni di vita … ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?
- Uno studio statunitense del maggio 2018 (5), iniziato per valutare se il paracetamolo (raccomandato come trattamento “sicuro” per il dolore e la febbre durante la gravidanza) è realmente “sicuro” dato che numerosi studi recenti suggeriscono una possibile associazione tra l’uso di questo farmaco in gravidanza e danni del neurosviluppo della prole, ha raccolto i dati disponibili nella letteratura scientifica e ha concluso con le seguenti parole: “Gli studi esaminati suggeriscono un aumento del rischio di danni dello sviluppo neurologico pediatrico a seguito dell’esposizione pre-natale al paracetamolo. Sono urgentemente necessari ulteriori studi con indicazione precisa dell’uso di questo farmaco e valutazione dell’esposizione sia in utero che nei primi anni di vita. Dati i risultati attuali, le donne incinte dovrebbero essere ammonite contro l’uso indiscriminato del paracetamolo. Questi risultati hanno notevoli implicazioni per la salute pubblica”.
Nonostante queste chiarissime evidenze scientifiche, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi come farmaco SICURO dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere e consigliato per qualsiasi forma febbrile o dolorosa … Non ci si rende conto che agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da stress ossidativo, i danni dei farmaci (vaccini compresi) e i danni epatici (secondo i dati statunitensi, il paracetamolo è la prima causa di morte per insufficienza epatica tossica).
A buon intenditore poche parole!
5 consigli per ridurre i danni del paracetamolo
1) IL PRIMO CONSIGLIO è quello di non somministrare paracetamolo (almeno abitualmente o come prima scelta) a bambini piccoli, specie se nati immaturi, se hanno assunto farmaci in modo prolungato e se sono stati vaccinati da meno di un mese.
2) IL SECONDO CONSIGLIO è quello di non usare mai il paracetamolo prima o durante una vaccinazione (preferire eventualmente l’ibuprofene a piccole dosi).
3) IL TERZO CONSIGLIO è di cercare di usare medicamenti naturali (fitoterapici, omeopatici o naturopatici) in caso di febbre, specie nei primi due giorni di aumento termico.
4) IL QUARTO CONSIGLIO è di cercare un Medico aperto alle Medicine Naturali (omeopatia in particolare), dotato di molta Sapienza e Buon Senso, che sappia aiutare i genitori ad aumentare le difese immunitarie aspecifiche di loro figlio e che sappia eventualmente gestire le patologie dei primi anni di vita prima di tutto con trattamenti naturali, tra i quali l’Omeopatia è sicuramente la regina, e poi, se proprio serve, con dosi personalizzate di farmaci chimici.
5) COME QUINTO CONSIGLIO raccomando ai genitori di approfondire le loro conoscenze per migliorare lo stile di Vita e in particolare per quanto riguarda il fattore alimentare: non potete immaginare quante patologie e quanti problemi infantili e adolescenziali si risolverebbero se i nostri bambini mangiassero meglio e vivessero un clima sereno in casa!
Le conoscenze per decidere di cambiare il nostro comportamento le abbiamo, ma non possiamo più attendere che siano lo Stato o la Medicina Ufficiale a comunicarcele: oggi ognuno deve darsi da fare e cercare di proteggere la salute propria e quella dei suoi cari.
Spesso, nelle relazioni che tengo a qualche convegno sono solito proiettare alla fine questa frase:
“La salute è un prezioso patrimonio, nostro e dei nostri figli: non possiamo metterla esclusivamente nelle mani degli altri … molto probabilmente, chi lo farà la perderà!”.
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Bibliografia
1 – Farquhar, H. et al. The role of paracetamol in the pathogenesis of asthma. Clinical and experimental allergy : journal of the British Society for Allergy and Clinical Immunology 40, 32–41; 10.1111/j.1365-2222.2009.03378.x (2010).
2 – Wickens, K. et al. The effects of early and late paracetamol exposure on asthma and atopy: a birth cohort. Clinical and experimental allergy : journal of the British Society for Allergy and Clinical Immunology 41, 399–406; 10.1111/j.1365-2222.2010.03610.x (2011).
3 – Beasley, R. et al. Association between paracetamol use in infancy and childhood, and risk of asthma, rhinoconjunctivitis, and eczema in children aged 6-7 years: analysis from Phase Three of the ISAAC programme. Lancet (London, England) 372, 1039–1048; 10.1016/S0140-6736(08)61445-2 (2008).
4 – Lourido-Cebreiro, T., Salgado, F.-J., Valdes, L. & Gonzalez-Barcala, F.-J. The association between paracetamol and asthma is still under debate. The Journal of asthma : official journal of the Association for the Care of Asthma 54, 32–38; 10.1080/02770903.2016.1194431 (2017).
5 – Bauer, A. Z., Kriebel, D., Herbert, M. R., Bornehag, C.-G. & Swan, S. H. Prenatal paracetamol exposure and child neurodevelopment: A review. Hormones and behavior 101, 125–147; 10.1016/j.yhbeh.2018.01.003 (2018).