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Stress quotidiano: tipologie, cause e sintomi

Fino a pochi anni fa non accadeva con questa frequenza, ma oggi praticamente tutte le persone che incontro quando chiedo loro quale pensano sia la causa dei loro disturbi, mi indicano lo stress.
Allora mi chiedo: Perché dobbiamo rovinarci la salute con le nostre stesse mani?

Se il problema è (come è vero) il nostro modo di rapportarci e di reagire agli stimoli che riceviamo dall’ambiente che ci circonda, non possiamo cambiare metodologia comportamentale?

La questione non è trascurabile, perché le conseguenze di uno stress prolungato sono veramente in grado di causare qualsiasi patologia. Se paragoniamo lo stress alla tensione che tiene tirata la nostra “corda” (che rappresenta il nostro organismo), dato che non esiste una “corda” senza punti deboli, è palese che una tensione eccessiva e prolungata prima o poi romperà la corda proprio nel suo punto di minor resistenza!

Cioè, se il nostro stress è eccessivo e prolungato, prima o poi causerà una malattia a livello del nostro punto più debole … e non esiste una persona senza punti deboli, fisici o psichici!

In pratica, ho visto patologie infettive, ipertensioni arteriose, ipercolesterolemie, disturbi digestivi, eruzioni cutanee, cefalee, ansie, insonnie, ecc., ma anche depressioni, infarti cardiaci, ictus cerebrali e tumori comparsi in persone eccessivamente stressate.

Tipologie di stress

In Medicina, sono sicuramente importanti il tipo, l’intensità e la durata dell’evento stressante che colpisce una persona. Non possiamo dire quale di queste caratteristiche dello stress sia più importante per ogni singolo soggetto, ma se ci riferiamo solamente alla durata, possiamo suddividere ulteriormente lo stress in due categorie:

  • stress acuto: si verifica solo una o pochissime volte e avviene in un lasso di tempo molto limitato;
  • stress cronico: lo stimolo è reiterato o di lunga durata (in genere superiore ai sei mesi).

La quantità di eventi stressanti che un soggetto subisce può essere considerata un ottimo indice predittivo dello stato di salute o dell’insorgenza di disturbi psicologici, proprio perché sappiamo che il nostro organismo ha una limitata (seppure soggettiva) capacità di tollerare lo stress senza subirne un danno.

Gli agenti stressanti (comunemente chiamati stressor) sono di diversa natura e variano da piacevoli a spiacevoli, dai più concreti ai più astratti, ma comprendono sempre degli stimoli che, indipendentemente dalla loro natura fisica, chimica o emozionale, richiedono una complessa serie di reazioni di adattamento da parte dell’organismo.

Gli esempi sono praticamente infiniti, perché ognuno può ritenere come stress per sé ciò che non è stress per un altro. Comunque, se dobbiamo citare gli agenti più comuni possiamo ricordare: matrimonio, divorzio/separazione, pensionamento, trasferimento, lutto, malattia, clima, sforzo fisico o intellettuale, prendersi cura di parenti con malattie croniche, vivere in zone dove si è verificata una calamità, lavoro, dispiacere, delusione, tradimento, ecc.

Quali sono le più comuni cause dello stress?

Ovviamente il discorso va personalizzato, ma, in sintesi, possiamo riassumere le cause del nostro stress in:

  1. cause modificabili da noi stessi;
  2. cause non modificabili (almeno a medio termine).

Se le seconde non dipendono da noi e quindi possiamo fare poco per cambiarle, le prime sono sempre eliminabili o comunque almeno sicuramente riducibili da un nostro intervento. In entrambi i casi, però, possiamo proteggere il nostro organismo con degli ausili specifici. Certamente la terapia dello stress va personalizzata, dato che deve essere mirata alla causa specifica valida per il singolo soggetto e per il suo personale modo di reagire alla stessa, però alcuni consigli generali sono sempre validi e di grande aiuto in tutti.

Quello che conta è che il nostro intervento sia sempre mirato alla causa-prima dello stress. Dobbiamo cioè impostare una terapia eziologica. Questa è generalmente possibile per le cause che noi possiamo modificare (primo tipo), mentre non è possibile per le cause non modificabili (secondo tipo).

Pertanto, nel primo caso dobbiamo usare la volontà, mentre nel secondo caso dobbiamo usare l’accettazione  molta pazienza.

In entrambi però bisogna pensare che se ci troviamo in una certa situazione, abbiamo sicuramente da imparare qualcosa: cerchiamo questo “qualcosa” e facciamo tesoro del suo insegnamento!

Tutto può essere anche occasione di crescita!

Cos’è il burn-out?

La sindrome da “burnout è un termine inglese che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato” e, per definizione formulata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è una sindrome derivante da stress cronico associato solo al contesto lavorativo, che la persona non riesce più a gestire.

Ovviamente ciascuno di noi ha un suo personale grado di sopportazione e di gestione dello stress lavorativo e quando il suo limite soggettivo viene superato, per intensità, quantità o durata temporale, la persona “non ce la fa più”, cede e si ammala di “burn-out”.

La sensazione è un misto di prostrazione, esaurimento totale, cedimento, incapacità di continuare in quel modo e di scappare o comunque di mollare la spugna. Se tutto questo non ha una soluzione concreta, la persona rischia veramente di “scoppiare” cioè di ammalarsi o di reagire in modo inconsulto oppure di continuare a lavorare ma con indifferenza, malevolenza, cinismo o spirito di vendetta.

Sintomi e conseguenze di uno stress prolungato

Lo stress è un complesso processo in cui interagiscono sia l’ambiente, con stimoli fisici ed eventi psicosociali, sia la persona. Lo stress, quindi, non è solo qualcosa che sta là fuori, nell’ambiente, ma è anche il risultato di un processo interno di valutazione dell’individuo.

Secondo un documento di Assosalute del 10 maggio 2018, i sintomi principali che sviluppa una persona sottoposta a stress sono:

  • stanchezza,
  • irritabilità,
  • ansia,
  • mal di testa,
  • digestione lenta,
  • bruciori di stomaco,
  • insonnia,
  • tensioni muscolari,
  • a volte herpes labiale,
  • tachicardia, ecc.

Quelli elencati sono solo alcuni dei tanti sintomi legati dall’unico «filo rosso» dello stress. Spesso si tratta di disturbi lievi, ma in grado di condizionare in maniera negativa il nostro benessere psicofisico, peggiorando di conseguenza la qualità della vita di tutti i giorni. Si associano poi sempre a un calo delle difese immunitarie, con conseguente facilità ad ammalarsi.

Le donne e i giovani sono i più colpiti dai disturbi da stress, sia per incidenza, sia per frequenza.

In realtà, quelli elencati sono solo i sintomi iniziali e non certo i più importanti, anche perché è difficile generalizzare dato che, almeno nelle fasi iniziali, lo stress cronico fa emergere i punti deboli della persona e pertanto, dato che i punti deboli sono estremamente vari e personali, altrettanto molteplici sono i sintomi e le patologie che ne possono scaturire.

Quelli che più interessano, allora, sono gli iniziali campanelli di allarme che ci possono avvisare della presenza di uno stato di stress cronico che, se trascurato, può indurre la formazione di una grave patologia cronico-degenerativa.

1. Campanelli di allarme dello stress cronico

Quando lo stress diventa una costante, il nostro organismo reagisce in modo meno clamoroso, ma continuo. Una grande quantità di cortisolo, l’ormone principe dello stress, viene liberata nel corpo e il sistema nervoso si trova così in una condizione di infiammazione sistemica di basso grado ma cronica, costante. Questa infiammazione è proprio la causa di tutti quei disturbi, più o meno gravi, dal mal di testa all’insonnia e ai problemi cardiovascolari, comunemente associati allo stress.

In genere, i primi campanelli di allarme dello stress, che precedono una graduale evoluzione verso le somatizzazioni più importanti e poi verso le patologie organiche croniche, possono essere sintetizzati nel seguente generico elenco:

  • frequente sensazione di stanchezza generale;
  • disturbi del sonno e difficoltà ad alzarsi la mattina;
  • accelerazione del battito cardiaco e degli atti respiratori;
  • disturbi respiratori funzionali con senso di oppressione toracica;
  • difficoltà di concentrazione e ad esprimersi;
  • difficoltà a ricordare vocaboli o nomi propri ben conosciuti;
  • facile irritabilità;
  • sensazione di noia rispetto a tutte le situazioni.

2. Dalla patologia funzionale a quella organica

Se la persona trascura completamente questi campanelli di allarme iniziale, che sono rappresentati da sintomi essenzialmente funzionali e transitori, allora l’organismo passa allo stadio successivo della somatizzazione che può di solito dar origine ad una lieve patologia organica localizzata come qualcuna del seguente elenco:

  • disturbi muscolo-scheletrici (specie alle vertebre cervicali e lombari, ma anche tensioni muscolari del cingolo scapolare, periartrite scapolo-omerale, ecc.);
  • disturbi gastro-intestinali (gastrite, discinesie biliari, gonfiore addominale, colite spastica, diarrea ricorrente, emorroidi, ecc.);
  • riduzione delle difese immunitarie (maggiore vulnerabilità alle infezioni e/o alle malattie infiammatorie);
  • disturbi dermatologici (acne, dermatite seborroica, eruzioni cutanee aspecifiche, psoriasi, vitiligine, ecc.);
  • disturbi della sfera genitale e sessuale (riduzione della libido, impotenza, alterazioni mestruali, ecc.);
  • disturbi a carico dell’apparato cardio-circolatorio (ipertensione arteriosa, palpitazioni, aritmie cardiache, ecc.).

Alla fine, un ulteriore aggravamento trasforma la lieve patologia organica localizzata in una patologia importante che si aggrava e si complica sempre più con il trascorrere del tempo e che potrebbe ad esempio esprimersi in qualcuno dei seguenti modi:

  • distiroidismo (ipertiroidismo o ipotiroidismo);
  • sindrome metabolica (dislipidemia, sovrappeso corporeo, diabete mellito, iperuricemia, insufficienza pancreatica, ecc.);
  • patologia autoimmunitaria (artrite reumatoide, collagenopatia, ipertiroidismo autoimmune, patologia demielinizzante cerebrale, ecc.);
  • patologia osteoarticolare (scoliosi, artrite, artrosi, tendiniti, discopatie, ecc.);
  • sindrome depressiva, con possibile conseguente abuso di farmaci e/o alcol, fumo, caffè;
  • disturbi comportamentali (ansia, attacchi di panico, perdita di autostima e di assertività, crisi di pianto, ecc.) con conseguente compromissione della vita lavorativa e della vita sociale;
  • patologia neoplastica.

3. Sintomi psichici espressione di uno stress cronico

I sintomi psichici che possono essere espressione e/o conseguenza di uno stato di stress cronico sono ancora più numerosi di quelli fisici e li considero praticamente “infiniti”, perché si arricchiscono di mille sfumature personali determinate sia dal carattere dell’individuo interessato, sia dall’ambiente in cui vive o in cui è vissuto e che lo ha plasmato (specialmente in giovane età).

Tra i principali disturbi psichici ricordiamo:

  • riduzione marcata di interesse o partecipazione alle attività quotidiane;
  • sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri con conseguente chiusura in se stesso;
  • affettività ridotta (per esempio incapacità di provare e/o manifestare sentimenti di amore/affetto);
  • sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per esempio aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli o una normale durata della vita);
  • difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno;
  • impazienza, insofferenza, irritabilità e/o scoppi di collera;
  • difficoltà a concentrarsi o ipervigilanza;
  • esagerate risposte di allarme.

Il presente articolo è stato in parte tratto dal mio libro “Vincere lo stress quotidiano

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