Ancora oggi si sente dire che i bambini e gli adolescenti devono bere latte di mucca per crescere, irrobustire le loro ossa ed essere protetti dalle fratture spontanee da grandi.
Anche gli adulti, si dice, devono bere latte per evitare l’osteoporosi o comunque per aumentare la quantità di calcio del loro organismo (c’è addirittura chi dice che bisogna bere 3-4 bicchieri di latte al giorno per ridurre del 20% i costi sociali legati alla cura dell’osteoporosi) (1).
Queste affermazioni potevano essere valide in passato, quando l’alimentazione era povera di proteine animali e il latte vaccino era sano, ma oggi, a causa dell’inquinamento e dell’eccessivo consumo di proteine animali, è vero l’opposto e cioè che l’assunzione di latte e latticini causa perdita di calcio dall’osso.
Che il latte contenga effettivamente molto calcio e che questo sia utile per l’osso è indubbio, ma è altrettanto indubbio che gli studi scientifici non documentino una riduzione del rischio di fratture ossee proporzionale al consumo di latte e formaggi (2, 3). Purtroppo, però, i risultati degli studi scientifici che non sono “utili” a chi deve vendere un prodotto, non vengono fatti conoscere né ai medici né alle persone, perché troppo spesso non vengono diffusi dai media e pertanto non raggiungono una copertura sufficiente per rimuovere i pregiudizi radicati nella mente di chi non si tiene costantemente aggiornato sugli sviluppi della ricerca.
Per quanto riguarda gli adolescenti, uno studio prospettico dell’Università di Harvard ha dichiarato che per ogni bicchiere di latte consumato quotidianamente fra i 13 e i 18 anni il rischio di fratture dell’anca in età adulta non diminuisce nelle femmine e addirittura aumenta significativamente del 9% nei maschi (4).
Perché il latte fa male?
Il latte attuale è un alimento che aumenta l’acidità generale dell’organismo (analogamente a quello che fanno gli altri cibi animali come la carne, il formaggio, il pesce di allevamento nutrito con mangimi, i cibi industriali, i farmaci e qualsiasi sostanza chimica estranea al nostro corpo) e dato che il nostro organismo non lavora bene in ambiente acido (l’acidosi altera il funzionamento delle nostre reazioni enzimatiche), per contrastare questa acidità richiama sali di calcio dall’osso, demineralizzando quindi quest’ultimo e predisponendolo a possibili quanto probabili fratture future.
Infatti, lo studio EPIC (5), che segue circa 500.000 abitanti europei, ha dimostrato che l’incidenza delle fratture dell’anca:
- aumenta in modo lineare aumentando il consumo della carne,
- aumenta in modo lineare riducendo il consumo delle verdure,
- non cambia assumendo latte e formaggi (perché questi ultimi apportano calcio all’organismo, ma nello stesso tempo apportano anche troppe proteine animali e troppe sostanze chimiche, entrambe fortemente acidificanti).
Uno studio svedese, condotto su 100.000 donne tenute in osservazione per 10 anni, ha dimostrato un aumento della mortalità globale e del rischio di fratture in quelle che bevevano 3 o più bicchieri di latte al giorno rispetto a quelle che non lo bevevano o ne consumavano meno di uno al giorno (6).
Qual è il latte peggiore
Il latte di mucca è sicuramente il peggiore, mentre quelli di pecora e di capra, se gli animali sono stati allevati biologicamente, hanno una composizione più salutare di quello di mucca e quindi sono più accettabili (7), anche se dobbiamo ricordare che le pecore e le capre, allevate biologicamente, mangiano erba inquinata perché bagnata dalle piogge acide (ricche di sostanze chimiche cancerogene a causa dell’inquinamento ambientale). Infatti, le pecore e le capre, mangiando vari chili di erba al giorno, concentrano nei loro grassi biologici (latte e carne) molte sostanze chimiche e quindi anche il loro latte e la loro carne sono inquinati.
I “latti” vegetali (ad esempio di soia, riso, avena, mandorle, ecc.) sono sicuramente meno inquinati, dato che le sostanze chimiche inquinanti non si concentrano nell’organismo vegetale. Essi però hanno anche un minor contenuto di calcio rispetto il latte di mucca (la Ditta produttrice del “latte” vegetale è però solita aggiungere il calcio per compensare la sua carenza).
Conclusione
Il mio consiglio, pertanto, è di aggiornare continuamente le nostre conoscenze alimentari, perché ciò che andava bene 40-50 anni fa non è assolutamente detto che vada bene anche oggi.
Inoltre, dato che il Ministero Statunitense dell’Agricoltura (USDA) consiglia a tutti gli americani (dai bambini agli adulti, gravide comprese) (8) di bere 3 o più di 4 bicchieri di latte al giorno e poiché sappiamo che l’USDA non è indipendente da forti pressioni industriali, consiglio anche di vagliare attentamente tutte le informazioni che ci giungono e di controllare sempre che siano prive di conflitti di interesse dichiarati o politicamente sospetti.
Per concludere il discorso sull’utilità del latte di mucca, sconsiglio vivamente di berlo, sia ai piccoli che ai grandi:
- ai “piccoli” perché sono troppo piccoli e deboli a livello immunitario e a livello di sviluppo biologico per difendersi dai danni del latte e
- ai “grandi” perché sono troppo grandi per fare ancora i piccoli e aver bisogno di essere allattati da un alimento tossico che, tra l’altro, non appartiene alla nostra specie.
Ulteriori dati e studi scientifici su questo argomento sono esposti in due videocorsi che ho fatto su questo argomento, uno specifico per i bambini “Quale latte scegliere nei primi anni di vita (0-14)?” e uno per gli adulti “Quale latte scegliere nell’età adulta?“
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Bibliografia
- Heaney RP. Dairy and bone health. J Am Coll Nutr. 2009;28(Suppl 1):82S-90S.
- Bischoff-Ferrari HA, Dawson-Hughes B, Baron JA et al. Milk intake and risk of hip fracture in men and women: a meta-analysis of prospective cohort studies. J Bone Miner Res. 2011;26(4):833-839.
- Kanis JA, Johansson H, Oden A et al. A meta-analysis of milk intake and fracture risk: low utility for case finding. Osteoporos Int. 2005;16(7):799-804.
- Feskanich D, Bischoff-Ferrari HA, Frazier AL, Willett WC. Milk consumption during teenage years and risk of hip fractures in older adults. JAMA Pediatr. 2014 Jan;168(1):54-60.
- Benetou V, Orfanos P, Pettersson-Kymmer U et al. Mediterranean diet and incidence of hip fractures in a European cohort. Osteoporos Int. 2013 May;24(5):1587-98.
- Michaelsson K, Wolk A, Langenskiold S et al. Milk intake and risk of mortality and fractures in women and men: cohort studies. BMJ. 2014;349:g6015.
- Tsiplakou E, Kotrotsios V, Hadjigeorgiou I, Zervas G. Differences in sheep and goats milk fatty acid profile between conventional and organic farming systems. J Dairy Res. 2010 Aug;77(3):343-9.
- https://naldc.nal.usda.gov/download/CAT87214663/PDF