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Infezione da Coronavirus: informazione e consigli

Aggiornato al 10/04/2020

In questi giorni siamo sommersi da messaggi di grande allarme sanitario … che, nelle persone carenti di competenze specifiche, diventa essenzialmente paura.
La paura poi è origine di molti mali: diffidenze, divisioni, fughe, rinunce, reazioni emotive, contrasti, spese irrazionali e molto altro in base alle caratteristiche di ognuno di noi.
Alla fine, la paura della malattia può essa stessa creare malattia, perché crea tensione, stress e lo stress prolungato slatentizza i punti deboli della persona: può far salire la pressione, può causare aritmie cardiache, disturbare il sonno e la digestione, scompensare un equilibrio precario, specie negli anziani o nei malati cronici … e alla fine indebolisce il sistema immunitario. Proprio quello che in questo periodo non deve avvenire!
La terapia deve essere basata prevalentemente su tre pilastri essenziali:

  • un corretto stile di vita fisico, in modo da potenziare al massimo tutte le nostre funzioni biologiche che, se ben attive, sanno proteggerci da qualsiasi germe o evento patologico (ovviamente entro i limiti delle nostre umane capacità);
  • un corretto stile di vita psico-spirituale, basato sul ragionamento, sul buon senso e su una visione ottimistica del futuro giustificata anche dalla fiducia nelle leggi del creato;
  • la consapevolezza, che nasce dalla conoscenza di ciò che ci può danneggiare, ma anche di ciò che ci aiuta e tiene in equilibrio la nostra persona.

Questo lavoro vuole essere solo uno stimolo per una riflessione più ampia che poi ognuno dovrà personalizzare. Partiremo cioè da alcune informazioni tecniche sull’infezione da Coronavirus per passare ad analizzare i fattori principali che permettono di ammalarsi e giungere poi a spiegare quali possono essere le modalità per prevenire la patologia o per limitarne fortemente l’entità in modo che passi senza ledere troppo l’organismo. Il segreto, ovviamente, è sempre quello di fare il possibile per fortificare il nostro sistema immunitario ed è proprio quello che cercheremo di spiegare.
Cerchiamo allora di conoscere questa infezione da Coronavirus e di capire cosa possiamo concretamente fare oggi alla luce dell’attuale situazione italiana.

Cosa dice la scienza sui Coronavirus

I Coronavirus sono una grande famiglia di virus respiratori a filamento singolo di RNA a senso positivo. Possiedono un diametro di circa 80-160 nm (1 nanometro è un milionesimo di millimetro) e il loro genoma è tra i più lunghi dei virus a RNA (conta circa 30.000 basi azotate).
Il nome “coronavirus” deriva dal loro aspetto al microscopio elettronico, dove le proteine a forma bulbosa poste sulla loro superficie esterna creano un’immagine di corona. Queste proteine sono proprio quelle che permettono al virus di attaccarsi alla membrana cellulare delle cellule che poi infetteranno. Successivamente il virus penetra all’interno della cellula obbligandola a codificare il suo RNA, le proteine dell’involucro esterno e quindi il virus intero che poi uscirà dalla cellula per infettare altre cellule e così via (1).
I comuni Coronavirus sono responsabili di patologie in mammiferi e uccelli, nei quali provocano diarrea (mucche e maiali) o malattie delle vie respiratorie (polli).
Nell’uomo, i comuni Coronavirus provocano infezioni respiratorie spesso di lieve entità come il raffreddore comune, ma in qualche caso possono causare polmoniti virali non gravi (i normali Coronavirus sono responsabili di circa il 20% di tutte le polmoniti virali), ma raramente possono causare anche una Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS).
Come è accaduto con altri virus, anche alcuni Coronavirus specifici degli animali, e che normalmente non infettano la nostra specie, possono fare un “salto di specie” e passare all’uomo causando allora polmoniti molto gravi e occasionalmente potenzialmente letali.
In questo caso, la gravità della patologia dipende dal fatto che, se il virus è nuovo, il nostro sistema immunitario non lo conosce perché non è mai venuto a contatto con lui, non sa difendersi e subisce l’attacco che diventa particolarmente violento e pericoloso nei soggetti immunologicamente deboli o immunodepressi, specie gli anziani portatori di patologie croniche importanti o altri soggetti deboli a livello immunitario, cardiopolmonare, renale o metabolico.
Oggi conosciamo 7 Coronavirus umani. I primi 4 dell’elenco seguente sono molto comuni (sono detti anche “virus del raffreddore”) e sono stati identificati negli anni ’60, mentre gli ultimi 3 sono stati identificati in questi ultimissimi anni:

  1. Human Coronavirus 229E (Coronavirus alpha).
  2. Human Coronavirus NL63 (Coronavirus alpha).
  3. Human Coronavirus OC43 (Coronavirus beta).
  4. Human Coronavirus HKU1 (Coronavirus beta).
  5. SARS-CoV (Coronavirus beta che ha causato la Severe Acute Respiratory Syndrome del 2002, epidemia partita dalla Cina che ha infettato circa 8.100 persone tra le quali ha provocato una mortalità del 9,5%)
  6. MERS-CoV (Coronavirus beta che ha causato la Middle East Respiratory Syndrome del 2012, epidemia partita dall’Arabia Saudita che ha infettato circa 2.500 persone tra le quali ha provocato una mortalità del 35%).
  7. SARS-CoV-2 (nuovo Coronavirus della fine del 2019 che sta causando una sindrome respiratoria acuta grave che in una piccola minoranza di casi può portare a morte; l’epidemia è partita da Wuhan, una città della Cina, dove ha infettato circa 100.000 persone causando una mortalità stimata finora del 2,3%: 1.023 morti su 44.672 casi cinesi confermati) (2) (per i dati mondiali aggiornati vedi bibliografia 3 e per l’aggiornamento dei dati italiani vedi bibliografia 4). Successivamente, però, si è diffusa in particolare in alcuni Paesi asiatici e subito dopo in Italia, che in qualche settimana è diventata il secondo Paese al mondo con più casi, ma si sta rapidamente diffondendo in tutta l’Europa e forse in tutto il mondo diventando una vera e propria pandemia.
Tabella 1

Il SARS-CoV-2 è stato denominato “nuovo Coronavirus” perché è un nuovo ceppo di Coronavirus che non è mai stato precedentemente identificato nell’uomo. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan (Cina centrale). Sembra, ma non è certo, che la maggior parte dei casi abbia avuto inizialmente un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood (Cina meridionale), un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.

Il SARS-CoV-2, infatti, è geneticamente identico per il 96% a un noto Coronavirus dei pipistrelli e per l’86-92% a un Coronavirus del pangolino. Pertanto, la trasmissione di un virus mutato dagli animali all’uomo è la causa più probabile della comparsa di questo nuovo Coronavirus.

Come si trasmette l’infezione

I Coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra principalmente attraverso il contatto diretto con la saliva, i colpi di tosse e gli starnuti (bisogna trovarsi entro un raggio di circa 1-1,5 metri), ma verosimilmente anche attraverso un contatto diretto con le mucose oro-nasali o la mano di un malato (il malato ha facilmente le mani contaminate, perché è facile che si tocchi il naso o se le metta davanti la bocca quando tossisce o sternutisce) (5).
Infatti, in Cina, la principale causa di contagio (78-85%) è avvenuto all’interno della famiglia e in particolare a causa di goccioline aero-trasmesse da portatori di infezione che si pongono a stretto contatto con una persona.
La trasmissione nell’aria su lunghe distanze (oltre 1,5-2 metri), specie se in ambienti grandi o all’aperto, non è una importante causa di diffusione (6).
Chi è stato toccato dalla una mano di un malato è a rischio di ammalarsi solo se si mette la mano in bocca o se si tocca le mucose di naso e occhi prima di essersi lavato accuratamente le mani.
Un malato può diffondere i virus durante i sintomi della malattia ma, come per tutte le virosi, lo può fare anche nei 5-6 giorni che precedono la manifestazione clinica dei sintomi (verosimilmente anche nei 15 giorni precedenti) e quindi prima che si scopra che è stato realmente infettato.
Sembra che il virus si localizzi inizialmente nella gola di chi si è infettato e lì si moltiplica rapidamente e in quantità elevata per poi passare nel sangue e diffondersi a tutto l’organismo, in particolare nei polmoni attraverso l’aria inspirata. Per questo è importante usare, come prevenzione ma specialmente ai primissimi sintomi, dei collutori capaci di bloccare la crescita virale locale (vedi oltre).

Perché si stanno moltiplicando i casi di persone infette

Come abbiamo già detto, questo è un virus nuovo per il nostro organismo e per di più non ha una incubazione breve con gli altri virus del raffreddore o dell’influenza e quindi una persona può essere stata contagiata e diffondere il virus per vari giorni prima di presentare i sintomi dell’infezione. Inoltre, i dati sono ancora incerti, ma pare che ci siano molti portatori sani che hanno superato la malattia con pochissimi sintomi o senza neppure accorgersene e quindi continuano a contagiare involontariamente gli altri.
È per questo motivo che la prima e più importante regola per limitare la diffusione di questa infezione è restare a casa, limitare i contatti e usare le mascherini per proteggere sia se stessi sia gli altri.

I sintomi dell’infezione da Coronavirus

Secondo l’OMS, i sintomi dell’infezione da SARS-CoV-2 non sono specifici e la presentazione della malattia può variare da nessun sintomo (soggetto asintomatico) a grave polmonite e morte.
Di solito questa infezione inizia quasi sempre in modo subdolo e come se fosse una banale sindrome influenzale con sintomi come quelli del comune raffreddore o di una semplice faringite. La durata di questi sintomi è variabile, perché dipende dalla forza immunitaria della singola persona.
Se il soggetto è immunologicamente debole, l’infezione si intensifica e allora i sintomi da locali diventano sistemici (perché i virus si estendono a tutto l’organismo) e compare la febbre. Dato che questo virus ha una affinità particolare per il tessuto polmonare, nei soggetti più deboli, anziani e/o immunodepressi, induce una polmonite basale o disseminata che si manifesta con difficoltà respiratoria, tosse secca insistente e febbre elevata. In alcuni soggetti questa sintomatologia diventa particolarmente grave e può portare a morte.
Più specificatamente, a partire dal 20 febbraio 2020 e sulla base dello studio di 55.924 soggetti cinesi che hanno ottenuto la conferma dell’infezione con il tampone faringeo, i segni e i sintomi più rappresentati sono stati i seguenti:

  • febbre (87,9%),
  • tosse secca (67,7%),
  • spossatezza (38,1%),
  • espettorazione mucosa tossendo (33,4%),
  • difficoltà respiratoria (18,6%),
  • mal di gola (13,9%),
  • cefalea (13,6%),
  • dolori muscolari (14,8%),
  • brividi (11,4%),
  • nausea o vomito (5,0%),
  • congestione nasale (4,8%),
  • diarrea (3,7%),
  • espettorato sanguinolento (0,9%),
  • congestione congiuntivale (0,8%).

Altri due studi (7, 8) hanno evidenziato sintomi simili.
Inoltre, quasi sempre c’è una spiccata riduzione dei linfociti (in genere 500-600/mcL) e nella maggior parte dei pazienti le concentrazioni della proteina C reattiva (PCR), dell’enzima lattico-deidrogenasi (LDH), della ferritina, delle transaminasi epatiche e della proteina siero amiloide A (proteina della fase acuta) sono elevate (9).

Evoluzione e durata dell’infezione

In circa l’80% degli infetti sviluppa solo una malattia lieve e solamente nei casi più gravi l’infezione può causare polmonite basale, in genere bilaterale, con difficoltà respiratoria acuta grave e talvolta la morte (10).
Infatti, il 10% dei pazienti è così grave da aver bisogno di respirare ossigeno altamente concentrato (e non solo per pochi giorni, più spesso per 2-3 settimane), mentre quelli veramente più gravi (circa l’8-13% delle persone) hanno bisogno del ricovero in Terapia Intensiva per poter disporre della respirazione assistita.
Secondo il suddetto documento dell’OMS (6), la durata della patologia dal suo inizio sintomatologico fino alla guarigione è in media di 2 settimane nei pazienti precedentemente sani e che durante la malattia avevano sintomi lievi.
La malattia dura circa 3-6 settimane nei pazienti gravi e critici che sono diventati così perché già precedentemente malati o immunodepressi per vari motivi.

Ai primi sintomi viene da chiedersi: avrò il Coronavirus?

Dato che l’infezione da Coronavirus si esprime inizialmente in modo subdolo e con sintomi banali come quelli del comune raffreddore o di una semplice faringite, all’inizio la persona può sottovalutare i suoi disturbi e non fare nulla. Questo può accadere a tutti, perché chiunque di noi potrebbe in qualsiasi momento prendersi un raffreddore con lieve febbricola e malessere generale e quindi potrebbe chiedersi: è una normale virosi stagionale o è l’inizio di una infezione da Coronavirus lieve-moderata?
È ovvio allora che viene spontaneo chiedersi:

  • Cosa devo fare?
  • Devo fare il tampone faringeo?
  • Devo andare in Pronto Soccorso?
  • Devo mettermi in quarantena?
  • E i contatti con i familiari?
  • E il lavoro?

Va subito precisato che si raccomanda di non andare subito al Pronto Soccorso se non si hanno sintomi importanti (febbre elevata con difficoltà respiratoria evidente) che testimonierebbero un interessamento polmonare, perché si rischia di aggravare la condizione altrui (trasmettere virus). È facile che in questa situazione i malati si sentano abbandonati in casa, soprattutto perché anche i medici possono contrarre l’infezione e alcuni si sono effettivamente ammalati e quindi pure i medici hanno paura di ammalarsi.
Il risultato è che molti pazienti, specie quelli che vivono soli, rischiano di restare in casa senza cure … e allora la paura aumenta!
Ovviamente, se la febbre rimane elevata a lungo o se dovesse comparire difficoltà respiratoria, non si deve indugiare e bisogna recarsi subito in ospedale per le cure del caso.

Principali differenze con le sindromi virali stagionali

È pertanto importante capire quali sono le principali differenze tra l’infezione da Coronavirus e una infezione virale stagionale comune e non pericolosa … se non altro per tranquillizzare molte persone e per spiegare cosa devono fare a quelle particolarmente a rischio e con dubbi sintomi iniziali!
Va subito detto che differenziare queste due patologie è talvolta difficile, è di esclusiva competenza medica e l’analisi va obbligatoriamente personalizzata sul singolo caso.
Comunque, data l’emergenza del momento, credo sia importante fornire qualche parametro alle persone che vivono questo periodo con una particolare ansia.
Precisiamo che l’esatta diagnosi del tipo di infezione è possibile solo con l’esame microbiologico di un campione prelevato con il tampone faringeo che utilizza la tecnica della PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), un esame che fornisce l’esito in poche ore.
Purtroppo anche questo esame può commettere degli errori in alcuni casi (sono possibili sempre sia dei falsi positivi che dei falsi negativi) e quindi sarebbe da ripetere l’esame una seconda volta per avere una sicurezza maggiore.
Per quanto riguarda le modalità per poter distinguere l’infezione da Coronavirus da una infezione virale stagionale comune e non pericolosa, gli studi pubblicati in questo ultimo mese e alcuni documenti dell’OMS (11) ci permettono sicuramente di dare alcune importanti informazioni.
Ad esempio, sembra accertato che raramente il SARS-CoV-2 ammala i giovani con età sotto i 18-20 anni e, se li ammala, induce in loro solo una lieve patologia simil-influenzale (7): a seconda dei punti deboli del soggetto colpito, può presentare i sintomi di un raffreddore catarrale con secrezione nasale oppure i sintomi di una rino-faringite o di una rino-sinusite (di solito frontale) che in taluni casi evolve in laringo-tracheite con raucedine e alterazione del tono della voce.
Inoltre, i dati preliminari che arrivano dagli studi condotti in Cina indicano che i bambini colpiti dal virus sono stati infettati dagli adulti, piuttosto che viceversa, mentre nel caso del virus influenzale accade proprio l’opposto: i bambini sono un importante veicolo di trasmissione comunitaria del virus dell’influenza e sono essi che contagiano agli adulti.
Un altro elemento che permette di distinguere la virosi da SARS-CoV-2 dai virus della sindrome influenzale che colpisce le prime vie respiratorie è che la prima, come abbiamo detto, ha una incubazione più lunga della sindrome influenzale e quindi si diffonde un po’ meno velocemente, ma alla fine coinvolge un maggior numero di persone perché molti pensano di stare bene e quindi non usano precauzioni e vanno a contatto con i sani diffondendo a loro il virus.
È per questo che è importante chiedere a tutti di “Restare in casa” in modo da limitare il picco dell’epidemia e ridurre il numero dei contatti e quindi anche dei contagi.
Il SARS-CoV-2 non si esprime praticamente mai solo con i comuni sintomi del raffreddore (starnuti e secrezione nasale) (6, 9). Questi sintomi possono esserci, ma solo in uno stadio iniziale e poi possono avvenire tre evoluzioni:

  • o i sintomi si intensificano, rapidamente cambiano e si aggravano nei sintomi respiratori caratteristici del Coronavirus SARS-CoV-2 e quindi la persona si è effettivamente ammalata di questa patologia (di solito ciò accade nei soggetti immunologicamente deboli o negli anziani);
  • o i sintomi restano quelli di un banale comune raffreddore che la persona riconosce come la sua solita sintomatologia che ha già presentato altre volte e che si risolve in pochi giorni come a lei di solito accade (questo significa che la persona non è stata contagiata dal virus SARS-CoV-2);
  • o i sintomi del raffreddore o di una faringite o di una faringo-laringo-tracheite tendono a perdurare molti giorni (in genere 7-10 giorni) senza né migliorare né aggravarsi; ciò significa che l’organismo è verosimilmente venuto a contatto con il virus SARS-CoV-2, ma l’organismo è sufficientemente forte da contenere l’infezione impedendo che si estenda e causi i danni organici che potrebbe causare (di solito ciò accade in giovani-adulti o in adulti-anziani che presentano comunque un sistema immunitario abbastanza buono).

Quindi, se compare una semplice sintomatologia di rinite, rinosinusite o rinofaringite (cioè poco più di un banale raffreddore), anche se è accompagnata da una febbricola, e questi sintomi non vanno rapidamente peggiorando accompagnandosi a tosse secca insistente e difficoltà respiratoria, ma restano per pochi giorni o anche per 7-10 giorni e poi si riducono gradualmente come accade rispettivamente per una semplice forma virale o per una infezione lieve da SARS-CoV-2, non bisogna assolutamente preoccuparsi, ma nel secondo caso si potrebbe anche essere contenti di aver superato l’infezione e di avere acquisito uno stato di immunità!
La raccomandazione importante in tutti questi casi, finché non si è certi della diagnosi e quindi finché non si è guariti, è di restare in casa evitando i contatti ravvicinati con gli altri.
In genere, comunque, l’infezione da SARS-CoV-2 ha caratteristiche cliniche tali che, specie quando l’infezione è di entità importante-grave e secondo i dati forniti dal suddetto documento dell’OMS (6), permettono di differenziarlo abbastanza facilmente dalle comuni virosi stagionali (raffreddore, rinosinusite, rinofaringite, laringo-tracheite, sindrome influenzale, ecc.) (Tabella 2):

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Tabella 2

Mortalità da Coronavirus SARS-CoV-2

In Cina la mortalità da SARS-CoV-2 è stata di circa il 2,1% e quindi molto più bassa di quella mondiale attuale (5,8%) e in particolare di quella italiana (circa 12,8%). Chiaramente finché questa pandemia è in corso non si possono fare stime precise, ma bisogna considerare che, dato che questo virus è particolarmente pericoloso negli anziani, se un Paese è ricco di anziani (età media della popolazione elevata) è facile che abbia un tasso di mortalità maggiore. Infatti, l’età media dei cinesi è bassa (circa 37 anni), mentre l’età media degli italiani è discretamente maggiore (circa 46 anni). Quindi è comprensibile che in Italia la mortalità sia aumentata.
Bisogna però dire che è ancora decisamente troppo presto per trarre conclusioni: sono dati altamente provvisori perché non conosciamo l’esatto numero dei contagiati da SARS-CoV-2, che verosimilmente sarà un numero elevato (molte persone sono scarsamente sintomatiche e quindi non sono state registrate, inoltre la mortalità viene calcolata sul numero totale di infetti, ma se non facciamo il tampone faringeo a tutta la popolazione [cosa improponibile] non potremo mai sapere quanti sono coloro che sono stati contagiati da questo virus e quindi la mortalità sarà sempre sovrastimata).
Quindi, dovremo attendere ancora qualche mese per avere dati più precisi, ma stiamo assistendo ad una estensione di questa infezione a tutto il mondo ed è probabile che ucciderà decine di migliaia di persone per ancora molti mesi.
Per i dati di cui disponiamo, possiamo anche dire che la mortalità da Coronavirus è fortemente influenzata, oltre che dall’età della persona colpita e dalle sue condizioni di salute preesistenti, anche dall’aiuto che il malato ottiene dal Sistema Sanitario Nazionale.
Le condizioni Sanitarie del Paese colpito sono molto importanti, perché il 20% delle persone infette in Cina ha avuto bisogno di cure ospedaliere per settimane (6), però la maggior parte dei letti erano già occupati da persone che erano ricoverate per altre malattie. Infatti, i malati gravi da SARS-CoV-2 muoiono in percentuale maggiore se non sono disponibili letti nei reparti di Terapia Intensiva. Pertanto, la cosa più importante è in primo luogo contenere in modo aggressivo la diffusione del virus per mantenere basso il numero di pazienti gravemente malati e in secondo luogo aumentare il numero di letti (compreso il materiale sanitario e il personale medico e infermieristico) fino a quando non ce ne sarà abbastanza per i malati gravi (è proprio quello che il nostro Governo ha cercato di fare fin dai primi giorni).

Persone maggiormente a rischio

I virus possono entrare e moltiplicarsi in tutte le persone che vengono a contatto con essi causando però effetti diversi. Per quanto riguarda il Coronavirus, i dati finora disponibili ci permettono di dire che questa infezione può causare quadri sintomatologici molto diversi nelle persone colpite e questo dipende essenzialmente dalle condizioni del loro sistema immunitario (2, 3, 12).

Il reale e concreto rischio da infezione da SARS-CoV-2 dipende dalle condizioni del sistema immunitario:

1- Un gruppo di persone che ancora non sappiamo quantificare può presentare un’infezione asintomatica o lieve, con sintomi che non attirano l’attenzione del soggetto. È difficile dire quante persone possano essere colpite perché, come per tutte le infezioni virali, alcuni soggetti sono asintomatici o presentano i disturbi analoghi a quelli di un comune raffreddore o di una lieve e transitoria faringite. Queste persone di solito non sono anziane, hanno un sistema immunitario molto robusto e in genere non si sottopongono neppure a controlli medici perché non pensano di avere l’infezione. Va però detto che, secondo il documento degli esperti dell’OMS (6), molte persone infette prima o poi sviluppano i sintomi.
Quindi, potenzialmente, a rischio siamo tutti, perché ognuno di noi può trovarsi “momentaneamente” in una condizione di rischio “temporaneo” a causa di alcuni fattori squilibranti e indebolenti il sistema immunitario. Tra le principali cause di squilibrio ricordo essenzialmente:

  • stress psico-fisici molto intensi e prolungati, specie quelli che lasciano agitazione, rabbia, paura;
  • alimentazione fortemente alterata (“cibo spazzatura”);
  • alimentazione quantitativamente alterata (troppo scarsa o eccessiva);
  • alimentazione nutrizionalmente alterata (povera cioè dei nutrienti essenziali di cui il nostro organismo ha assoluto bisogno per i suoi processi vitali: ossigeno, acqua, aminoacidi essenziali, acidi grassi essenziali, vitamine, minerali);
  • eccessiva scarsità di bevande, specie se avviene per un tempo prolungato;
  • eccessiva sedentarietà, specie se avviene per un tempo prolungato;
  • eccessiva riduzione del riposo notturno, specie se avviene per un tempo prolungato;
  • intossicazione esogena cronica (eccessivo consumo di droghe, alcolici, caffè, fumo, farmaci).

Se le condizioni immunosquilibranti non sono state gravi, intense e troppo prolungate e se il soggetto è abbastanza robusto e non anziano, nell’80% dei casi l’infezione SARS-CoV-2 si manifesterà in modo lieve e quindi basterà restare in isolamento/quarantena per circa 15-20 giorni.

2- Il 10-14% delle persone infettate, però, a causa di patologie croniche preesistenti aggravate dalle suddette condizioni può trovarsi in una situazione immunologicamente così debole da sviluppare una patologia grave che richiede il pronto ricovero ospedaliero in condizioni di isolamento. Effettivamente, l’infezione da Coronavirus viene generalmente aggravata dalla presenza di alcuni fattori tra i quali ricordo prevalentemente:

  • età avanzata (maggiore di 65-70 anni);
  • patologie immunitarie croniche gravi: immunodeficienze o squilibri immunitari di vario tipo come quelli che si esprimono con infezioni ricorrenti, infezioni da HIV, ecc.;
  • patologie polmonari croniche gravi: asma bronchiale, bronchite cronica, bronchiectasie, infezioni respiratorie, insufficienze respiratorie, ecc.;
  • patologie cardiovascolari croniche gravi: coronaropatia ischemica avanzata, fibrillazione atriale, miocardiopatia dilatativa, scompenso cardiaco, ecc.;
  • patologie metaboliche croniche gravi: diabete mellito scompensato, pancreatite cronica, malassorbimento intestinale, obesità grave, magrezza eccessiva, ecc.;
  • patologie renali croniche gravi: insufficienza renale scompensata, ecc.;
  • patologie neurologiche croniche gravi, specie quelle associate a miopatia con insufficienza respiratoria, ecc.;
  • patologie oncologiche avanzate, con interessamento di organi e centri vitali, ecc.;
  • trattamenti immunosoppressivi acuti o cronici (corticosteroidi, immunosoppressori non steroidei, chemioterapia oncologica, interventi chirurgici importanti in anestesia generale, ecc.).

3- Un altro l’8-10% delle persone infettate, a causa delle loro precarie condizioni immunitarie, può entrare in uno stato molto critico e una parte di queste persone può addirittura andare incontro alla morte per cedimento multi-organo nonostante i potenti ausili terapeutici oggi disponibili in Terapia Intensiva. Queste persone sono quelle così deboli da non riuscire a gestire la patologia, di solito vanno incontro ad una polmonite basale bilaterale (75-79% di questi casi) che è caratterizzata da dispnea intensa con frequenza respiratoria di circa 30 atti/minuto, saturazione di ossigeno 90% (misurata con l’ossimetro su un dito di una mano) o pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso del 50-60% (misurata con l’emogasanalisi) e infiltrati polmonari in più del 50% del campo polmonare anche entro 24-48 ore (il lobo più colpito sembra essere quello inferiore destro) (13); se non ricevono una respirazione assistita (intubazione), rischiano di soccombere per insufficienza respiratoria, shock settico e insufficienza multi-organo in un tempo molto variabile e soggettivo (14). Secondo i dati pubblicati da uno studio (15), tra i soggetti in condizioni critiche, solo l’11% non ha manifestato febbre fino a 2-8 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, l’intervallo temporale medio dall’esordio dei sintomi alla conferma radiologica della polmonite è stato di 3-7 giorni e quello dall’insorgenza dei sintomi all’ammissione in Terapia Intensiva è stato di 7,0-12,5 giorni

A tale proposito chiedo: perché non vengono indagati un po’ meglio i motivi per cui una persona muore di Coronavirus e un’altra invece supera l’infezione?
Questo è il quesito al quale noi medici dovremmo dare una risposta, perché se riuscissimo a capire il motivo per cui uno si ammala gravemente o muore e perché invece uno guarisce, si potrebbe veramente impostare una efficace e specifica Medicina Preventiva.

Tabella 3

Prevenzione del contagio

Nessun virus è capace di vivere e di riprodursi al di fuori di un essere vivente (uomo o animale), ma può sopravvivere un po’ di tempo all’esterno (si ritiene che il Coronavirus non possa sopravvivere alcune ore fuori dell’ospite, ma i dati sono ancora incerti dato che il SARS-CoV-2 è un virus nuovo e ancora non sufficientemente conosciuto e studiato; infatti alcuni dicono che potrebbe sopravvivere anche fino a qualche giorno all’interno delle case).
La vera prevenzione del contagio dipende dalla probabilità che le persone hanno di entrare in contatto con i virus emessi da soggetti malati o portatori sani (sono definiti portatori sani coloro che sono stati contaminati dal virus senza manifestare i sintomi o perché è ancora presto per manifestarli o perché non li manifesteranno mai essendo capaci di eliminare il virus).
Le norme di prevenzione del contagio da Coronavirus cinese sono praticamente le stesse che valgono per tutti i virus (16, 17, 18) e che ora cercherò di riassumere.

a. Come impostare uno stile di vita capace di aumentare le nostre difese contro le patologie infettive in generale

Se andiamo a rileggere l’elenco delle persone a rischio e la Tabella 2, ci si rende subito conto che la prima prevenzione deve mirare a tenere forte e ben funzionante il nostro sistema immunitario. Questo punto è fondamentale e lo si deve rispettare sempre e per la prevenzione di qualsiasi patologia, infettiva o non.
Quindi, la prima e più efficace prevenzione resta sempre quella di avere un corretto stile di vita!
Il nostro organismo è quasi sempre capace di superare l’attacco che gli viene mosso da qualsiasi virus, batterio, fungo o germe esistente o non ancora creato, purché noi lo manteniamo in buona salute e lo proteggiamo adeguatamente.
Credo che i consigli più importanti siano questi:

  • Ridurre al massimo i cibi animali (specie carne e latte con i loro derivati) e quelli confezionati dall’Industria Alimentare (è utile ridurre il consumo di carne anche per combattere indirettamente contro gli allevamenti intensivi dove gli animali sono tenuti in condizioni malsane e trattati peggio di oggetti privi di valore; trattandoli in quel modo gli animali vengono messi in condizione di essere altamente stressati e quindi facilmente ammalabili di infezioni che predispongono all’uso cronico di antibiotici con conseguente facilitazione delle infezioni virali e alla fine con il porre le basi per germi molto patogeni che possono fare il “salto di specie” e passare dall’animale all’uomo).
  • Aumentare al massimo i cibi vegetali, specie verdura fresca, cereali integrali con poco glutine, legumi e frutta fresca e secca.
  • Bere circa 1,5-2 litri di acqua al giorno, meglio se debolmente alcalina e con basso residuo fisso.
  • Fare il possibile per normalizzare il proprio peso corporeo, mangiando quantitativamente meno se si è in eccesso ponderale, e masticare bene i bocconi allo scopo di facilitare e velocizzare la digestione.
  • Fare ogni giorno un po’ di attività fisica (per esempio almeno 30 minuti di camminata a passo veloce all’aria aperta e in mezzo alla Natura).
  • Dormire un minimo di 7 ore (meglio 8) al giorno, al buio e senza rumori di fondo e possibilmente lontano da sorgenti di campi elettromagnetici.
  • Abolire immediatamente o gradualmente i propri vizi (fumo, caffè, alcolici, droghe, farmaci inutili, ma anche l’uso eccessivo o immotivato di cellulare, computer, televisione; abolendo pure dipendenze e/o comportamenti scorretti sotto qualsiasi punto di vista).
  • Assumere probiotici, qualche integratore o nutraceutico in base alle proprie carenze nutrizionali, specie dei nutrienti essenziali per il nostro organismo (carenze che oggi sono sempre più frequenti a causa dell’inquinamento dell’ambiente e della catena alimentare) (i più importanti integratori ad azione antivirale sono le vitamine A, C, D e i sali minerali a base di rame e zinco: vedi oltre).
  • Ritagliare un po’ di tempo ogni giorno per la lettura e/o la meditazione e per fare qualcosa che piace, rilassa e gratifica. Nel periodo di maggior rischio infettivo, se è possibile, consiglio di cercare di allontanarsi dalle zone più affollate, oppure organizzarsi per trascorrere anche solo la domenica in montagna (sopra gli 800-1000 metri e comunque ad una altezza idonea anche in base alle proprie condizioni di salute) o al mare, per respirare aria buona e rinvigorirsi (se si è ben coperti, fa molto bene, specie a bambini e anziani, camminare qualche ora lungo la spiaggia anche d’inverno). Ovviamente, in caso di emergenza e di obbligo di ridurre al minimo gli spostamenti dalla propria abitazione questo non si potrà fare.
  • Fuggire i conflitti e, più in generale, tutte le occasioni di stress che dipendono da noi (cercare però di fare qualcosa anche per migliorare le occasioni di conflitti che non dipendono da noi).
  • Avere un animo buono e sereno per ridurre al massimo le condizioni di stress sia personale che inter-personale (è certo che non tutti nascono così, ma tutti possono fare qualcosa per migliorare se stessi).

b. Come aumentare le nostre difese antivirali nei periodi più critici trovandoci in una condizione ad alto rischio

Quando si vuole ottenere un effetto immunostimolante abbastanza rapido, allo scopo di cercare di attivare il prima possibile le nostre difese antivirali aspecifiche, ogni consiglio dovrebbe essere attentamente personalizzato. Infatti, se una persona si trova in una delle condizioni a rischio come quelle elencate nella Tabella 2, avrebbe probabilmente bisogno di trattamenti immunostimolanti personalizzati che solo il suo medico ha la competenza per dare.
Comunque, potendo fare in questo ambito solo un discorso generico, agli adulti e nel periodo più a rischio di infezione consiglio di tener presenti prevalentemente questi consigli generali per cercare di avere un rapido effetto immunostimolante:

  • Impegnarsi a introdurre un digiuno periodico (almeno 1 giorno alla settimana) in modo da compensare o annullare una delle cause principali di accumulo di sostanze tossiche e cataboliti che indeboliscono anche il nostro sistema immunitario: le sregolatezze alimentari. Ad eccezione dei bambini, degli over-80 e di coloro che sono sottopeso o presentano patologie particolari, questo consiglio è utile per tutti, ma specialmente per le persone in sovrappeso o addirittura obese, che sono affette da patologie metaboliche a carico degli organi addominali o comunque che sanno di mangiare troppo (ognuno di noi conosce bene i propri punti deboli alimentari!) o che sono golose di zuccheri semplici o farine raffinate o che mangiano troppi cibi animali (specie carne e latticini).
    Esistono molti modi per digiunare, ma io consiglierei un semplice digiuno periodico personalizzato, perché è sufficiente per stimolare i processi reattivo-difensivi dell’organismo mettendolo nella condizione di reagire positivamente a molte situazioni sfavorevoli. Studi condotti su cavie da laboratorio hanno ampiamente dimostrato che se queste vengono alimentate a giorni alterni (invece che tutti i giorni), obbligandole quindi a frequenti digiuni forzati, esse allungano la loro vita persino del 30% ed evitano molte patologie, anche senza perdere obbligatoriamente peso (19, 20).
    Il consiglio che posso dare in base alla mia esperienza clinica è di digiunare 1 volta alla settimana (chi ha più bisogno potrebbe farlo anche per 2 giorni) e di assumere quel giorno solo acqua (o tisane) a volontà (circa 2,5-3 litri). Chi non è in grado di farlo, può iniziare bevendo molta acqua lontano o prima dei pasti e a pranzo e/o cena può mangiare solo verdura cotta e/o cruda condita con limone e/o aceto balsamico.
    Bisogna ricordare che in genere avere un po’ di fame fa bene al corpo e alla mente!
    Chi invece ritiene di potersi impegnare in qualcosa di più prolungato, potrebbe iniziare quella che io chiamo la “dieta dei 15 giorni” che si basa sull’assunzione, in quel periodo e in quantità moderata, di soli liquidi e alimenti vegetali:
    – 1° e 2° giorno: solo acqua o tisane depurative;
    – 3° e 4° giorno: centrifugati o estratti di verdura oppure solo mele cotte e/o crude;
    – 5°-15° giorno: brodi vegetali, passati di verdura, minestroni, verdure cotte e crude, pochi legumi, 2-3 frutti di stagione oltre al succo di un limone e un cucchiaio di olio di oliva al giorno.
  • Assumere elevate dosi di vitamina C (acido ascorbico) in polvere: è ampiamente noto che la vitamina C svolge molte azioni immunostimolanti. Infatti, la carenza di vitamina C provoca un’immunodeficienza con la conseguente maggiore suscettibilità alle infezioni, mentre l’integrazione con vitamina C sembra essere in grado di prevenire e curare molte infezioni respiratorie e sistemiche (21). Va però detto che se si desidera avere un effetto immunostimolante acuto e intenso, si devono assumere dosi molto elevate (22), per esempio 2,5-5 grammi di vitamina C (cioè mezzo o un cucchiaino) al giorno per molti giorni (massimo un mese; se si vuole fare cicli più lunghi a dosi alte è bene poi lasciare almeno 15 giorni di pausa senza alcuna assunzione vitaminica). Con queste dosi, dato che la vitamina C viene assunta solo in basse quantità dal nostro intestino e dato che le dosi orali elevate verrebbero eliminate causando anche diarrea, dobbiamo sciogliere la vitamina in un litro d’acqua che va bevuta a piccoli e frequenti sorsi durante la giornata (se non si può tenere la bottiglia al buio, è preferibile sciogliere mezza dose giornaliera in mezzo litro da bere nella mattinata e fare lo stesso di pomeriggio con un altro mezzo litro d’acqua, in modo da evitare che l’acqua con la vitamina C resti troppo a lungo esposta alla luce ambientale). In caso di febbre la dose di vitamina C può essere aumentata fino a 10 granmmi al giorno o anche dosi maggiori.
  • Prendere ogni sera prima di dormire un cucchiaino di bicarbonato di sodio con un po’ d’acqua (o alcune compresse di Sali Alcalinizzanti che si trovano agevolmente in commercio). Questa non è la soluzione ottimale, perché la vera soluzione sarebbe quella di evitare che il nostro organismo si acidifichi (realtà evidenziata dal pH urinario che scende sotto i 6,5), ma l’alcalinizzazione forzata può essere accettabile per avere subito un effetto metabolico positivo, dato che in acidosi i nostri enzimi non svolgono bene il loro lavoro e quindi siamo più soggetti a infiammazione e malattie.
  • Assumere Glutatione per via parenterale: una fiala da 600 mg ogni 5-7 giorni durante il periodo critico e ogni giorno per 7-10 giorni nel caso compaia la febbre. Il glutatione è una delle più potenti sostanze prodotte dal nostro organismo ad azione antiossidante e in questo caso utile per difenderci dalle infiammazioni causate dai radicali liberi. È infatti noto che i virus, specie il Coronavirus, a livello polmonare causa una alveolite interstiziale con produzione di radicali liberi che portano anche alla necrosi cellulare. Il glutatione, quindi, è una importante arma preventiva e un aiuto aggiuntivo anche in caso di patologia. È una sostanza naturale e priva di effetti indesiderati.
  • Utilizzare esternamente gli Oli Essenziali (OE): gli OE sono potenti agenti antibatterici, antifungini e antivirali sperimentati già da moltissimi anni (23, 24, 25) e scelti generalmente sulla base dell’aromatogramma (esame effettuato in laboratorio per valutare la sensibilità di un germe verso un determinato OE). Nel caso delle infezioni virali, si potrebbero usare in associazione alcuni dei seguenti OE: Ravintsara OE, Eucalipto OE, Rosmarino OE, Limone OE, Chiodi di Garofano OE, Cannella OE (attenzione che è un po’ irritante), Menta piperita OE, Pino mugo OE e Timo OE. Tutti questi hanno un’azione antivirale e non serve acquistarli tutti, ma consiglio di mescolarne almeno 3-4. Una sola goccia di questa miscela in parti uguali può essere usata per ungere esternamente le narici o la parte anteriore del collo. Questi stessi OE possono essere usati anche per essere diffusi in ambienti chiusi attraverso un diffusore elettrico (in genere si utilizza 1 goccia della miscela per ogni metro quadro della stanza) o come suffumigi (2-3 gocce in una pentola di acqua bollente della quale si respira il vapore che si sprigiona stando coperti da un asciugamano e con gli occhi chiusi), oppure direttamente versando 2-3 gocce su un fazzoletto da annusare frequentemente o infine mettendo una goccia sulla mascherina protettiva. Per purificare gli ambienti si può invece usare questa tecnica: in un normale piccolo spruzzatore a pressione si mettono 100 ml di alcol a 40 gradi (ma va bene anche una normale grappa) e si aggiungono 70-80 gocce della suddetta miscela di Oli Essenziali. Si agita bene la soluzione e si nebulizza nell’ambiente 3-4 volte al giorno, ma si può spruzzare anche sulle mani con le quali ci si può poi disinfettare il viso o su un panno con il quale si disinfettano le maniglie delle porte od oggetti solidi presenti negli ambienti in cui viviamo. L’effetto finale, oltre a quello antivirale e antibatterico, è anche un gradevolissimo profumo nell’ambiente e su di noi.
    Attenzione a non toccare gli occhi con le dita bagnate dagli OE! Attenzione a non dare gli OE ai bambini piccoli (sotto i 3 anni), perché in alcuni possono causare broncospasmo. Ci sono anche persone adulte ipersensibili a questi OE, pertanto prima di usare la soluzione è bene testarla mettendo una goccia sull’avambraccio: in caso di arrossamento cutaneo, lavarsi abbondantemente con acqua e sapone. Per usare gli OE in questi soggetti ipersensibili, diluirli mescolando 5 gocce di OE in un cucchiaino di olio di oliva e conservare la miscela in 1 bottiglietta di vetro ben chiusa.
  • Alcuni integratori: tra gli integratori nutrizionali più importanti nella prevenzione delle infezioni virali ricordiamo, oltre alla vitamina C già menzionata, anche:
    Vitamina A: la sua carenza compromette sia l’immunità innata perché riduce la funzionalità di neutrofili, macrofagi e linfociti Natural Killer, sia l’immunità acquisita dato che svolge un ruolo importante nello sviluppo dei linfociti Th1, Th2 e B (26). Come dosaggio il medico potrebbe valutare di utilizzare 50.000 UI/die per 7-15 giorni e poi 10.000 UI/die.
    Vitamina D: la carenza di vitamina D (che oggi è estremamente comune) è associata ad un aumentato rischio di infezione respiratoria acuta virale e le metanalisi di studi clinici sulla supplementazione di vitamina D per la prevenzione delle infezioni virali ha dimostrato effetti protettivi (27, 28); infatti la vitamina D svolge innumerevoli effetti immunostimolanti, ma per avere un effetto rapido bisogna usare elevate dosi quotidiane, come ad esempio 10.000 UI/die per 1-2 mesi (in casi di emergenza si possono prendere anche 100.000 UI/die per 4-5 giorni) e poi 5.000 UI/die; va ricordato che durante queste assunzioni di vitamina D è necessario bere circa 1,5-2 litri di acqua al giorno.
    Rame: è essenziale per l’utilizzo della vitamina C, contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario e inibisce la crescita virale (29); la dose che il medico potrebbe valutare di utilizzare è di circa 1,5-2 mg al giorno (assumerlo a stomaco pieno, non masticare la compressa e dimezzare la dose in caso di nausea).
    Zinco: anche lo zinco contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario contro virus e batteri ed è necessario per favorire il corretto funzionamento del timo, dei leucociti e specialmente dei linfociti T (30); studi recenti hanno dimostrato che lo zinco è un potente e specifico inibitore della segnalazione degli interferoni-lambda, che sono citochine proinfiammatorie importanti nell’infezione virale acuta e cronica (31).
    Probiotici: conosciamo da molto tempo l’efficacia di numerosi probiotici nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni virali (32) e recenti studi hanno dimostrato pure che i virus vengono eliminati attraverso la stimolazione della produzione di interferone da parte dei probiotici (che agiscono attraverso l’attivazione delle cellule dendritiche). È stato quindi concluso che i probiotici dovrebbero essere tra le opzioni razionali aggiuntive per il trattamento delle malattie virali (33). Sono numerosi i probiotici consigliati nella prevenzione e cura delle infezioni respiratorie e il mio consiglio, in caso di rischio infettivo elevato, è di usare almeno 2 diversi probiotici al giorno oppure di usare 2-3 tipi a rotazione. Tra le specie più documentate in letteratura ricordo: Lactobacillus rhamnosus GG, Lactobacillus paracasei, Lactobacillus plantarum L-137, Lactococcus lactis JCM5805. Sono però possibili anche altri probiotici.
  • Un trattamento omeopatico strettamente individualizzato: personalmente, considero l’Omeopatia una medicina estremamente potente e ad effetto immediato nelle patologie acute, quando il rimedio somministrato è veramente adatto alle caratteristiche della persona nel senso che esiste una forte similitudine tra i sintomi psico-fisici del soggetto e le caratteristiche omeopatiche (“Materia Medica“) del medicamento. Proprio per questo motivo, però, è praticamente impossibile dire quali rimedi si possono consigliare per prevenire o curare un’infezione o una qualsiasi patologia. Comunque, dato che l’Omeopatia agisce per similitudine e non per uguaglianza tra malato e rimedio, è ugualmente possibile fornire qualche consiglio generale e indicare alcuni rimedi che due secoli di esperienza clinica hanno permesso di indicare come i più adatti per qualsiasi patologia virale, già nota o del tutto ignota alla Classe Medica. Per chi accetta questo consiglio consiglio, chiederei di rivolgersi al proprio medico omeopata, perché saprà sicuramente fornire una terapia molto valida.

Infine, non dimentichiamo che il sistema immunitario è fortemente influenzato dal nostro sistema nervoso centrale (e quindi dagli stress psico-fisici), dalla nostra alimentazione (se sbilanciata, carente e/o inquinata), dal nostro grado di stanchezza o di sedentarietà, dalla presenza di processi infiammatori recidivanti o cronici, dai farmaci che assumiamo e, più in generale, dal grado di tensione con cui viviamo la nostra quotidianità.
È su questi fronti che si gioca la nostra capacità difensiva non solo verso il Coronavirus ma verso qualsiasi virus, batterio o germe. Anzi verso qualsiasi malattia!
Quindi, è certo che lo stile di vita è essenziale per mantenere normofunzionante il nostro sistema immunitario.

c. Cosa può fare una persona sana per cercare di evitare il contatto con i virus

I consigli più comuni per cercare di evitare il contatto diretto con i Coronavirus cinesi sono principalmente questi:

  • Evitare contatti diretti o ravvicinati (meno di 1,5-2 metri) con persone malate o con sintomi respiratori sospetti o anche semplicemente con le persone a rischio di malattia (cioè le persone che negli ultimi 10-15 giorni potrebbero essere state in contatto con persone che poi si sono ammalate).
  • Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con soluzioni antisettiche (34) (a tale proposito considerare che se un malato ha toccato il rubinetto dove noi ci laveremo le mani e se, dopo che ci saremo lavati, noi lo ritoccheremo, ovviamente ci ri-infetteremo … Quindi, lavarsi le mani dove si è da poco tempo lavato un malato può facilitare il contagio invece di ostacolarlo … a meno che non si prendano precauzioni aggiuntive come quella di lavarsi le mani, asciugarle con quei piccoli asciugamani di carta disponibili nei bagni e servirsi di questa stessa carta per chiudere il rubinetto e usare la stessa carta per toccare la maniglia della porta del bagno quando si esce in modo da non toccare nulla con le mani nude appena pulite).
  • Fare gargarismi con collutori adeguati quando si suppone di essere venuti a contatto inalatorio e orale con i virus patogeni (35). Meglio ancora se si usano degli antivirali naturali molto potenti come il Timo OE o l’Eucalipto OE oppure il Ravintsara OE: mettete una goccia pura di uno di questi OE in bocca in modo da abituarvi al gusto e alla lieve irritazione che causa e poi utilizzare 2 gocce direttamente in bocca 3 volte al giorno. Chi non lo sopporta può diluire le gocce con un dito d’acqua e fare gargarismi. Questa precauzione è importante perché il virus all’inizio si localizza nella nostra gola e lì si moltiplica nei primi giorni per poi invadere tutto il nostro organismo.
  • Evitare di toccarsi gli occhi, il naso o la bocca con mani non lavate (ovviamente se le mani hanno toccato persone od oggetti contaminati da pochissimo tempo).
  • Proteggere i propri naso e bocca con una mascherina chirurgica o comunque con qualcosa che possa essere una barriera meccanica all’entrata del virus nel proprio corpo; la mascherina va usata quando si sospetta di aver contratto l’infezione (per non trasmetterla a nostra volta), quando si va a contatto con persone ammalate di patologie respiratorie o sospette per esserlo o nel caso ci fosse una reale epidemia nella città o ambiente in cui ci troviamo.
  • Proteggere le mani utilizzando guanti monouso.
  • Pulire le superfici che potrebbero essere state contagiate utilizzando disinfettanti chimici capaci di uccidere il Coronavirus (prodotti a base di candeggina [ipoclorito di sodio] o altre soluzioni clorate, acido peracetico [anche a basse concentrazioni] o etanolo al 75%).
  • Ridurre al massimo le azioni immunosquilibranti (come gli stress e le sostanze tossiche volontarie o involontarie) e incentivare le azioni immunorinforzanti (come tenere un corretto stile di vita e assumere alcuni integratori multiminerali e multivitaminici a dosi doppie).

d. Cosa fare in caso di contagio

Comunque sia, se negli ultimi 15-20 giorni si sono avuti contatti stretti con persone che poi si sono ammalate di SARS-CoV-2 o con persone sospette per essersi ammalate in futuro e ora si inizia ad accusare dei lievi sintomi respiratori simil-influenzali, oltre a seguire tutti i consigli elencati nei punti precedenti, raccomanderei di:

  • Restare in casa e contattare il proprio medico curante che valuterà la situazione clinica e le misure terapeutiche da intraprendere.
  • Starnutire o tossire in un fazzoletto o sul gomito a braccio flesso (in modo da non contaminare né l’ambiente né le proprie mani).
  • Non toccarsi il naso e la bocca con le mani (per non autocontaminarsi e rendere più agevole la diffusione del virus).
  • Utilizzare una mascherina chirurgica e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino che deve essere chiuso immediatamente dopo l’uso.
  • Disinfettare la mascherina con alcune gocce di una miscela di Oli Essenziali (vedi sopra) da ripetere più volte al giorno.
  • Assumere dosi elevate di vitamina C (anche 5-10 grammi al giorno), vitamina D, glutatione, rame, zinco … cioè le sostanze indicate poco sopra.
  • Non assumere antibiotici e in caso di febbre usare il paracetamolo solo quando la febbre è mal sopportata. È ampiamente noto che la febbre alta attiva le nostre difese immunitarie, blocca la duplicazione virale e ne facilita l’eliminazione.
  • Se i sintomi sono contenuti e non c’è difficoltà respiratoria, NON andare in Pronto Soccorso, ma tenere sicuramente informato il proprio Medico di Famiglia.
  • Coloro che vivono soli devono informare, oltre al proprio Medico, anche qualche familiare o amico e tenerli aggiornati giornalmente telefonicamente sulle proprie condizioni di salute.
  • Stare a riposo e cercare di dormire molto.

La gestione della febbre nelle infezioni virali comuni

A tale proposito mi permetto solo di aprire una parentesi sulla febbre.
Quando compare una sindrome influenzale nel senso più largo del termine, pare che la preoccupazione oggi più diffusa sia quella di abbassare la temperatura.
Questo è un grave errore che può non solo allungare i tempi di malattia, ma in alcuni casi aumentare anche il rischio di complicazioni. Gli Autori di uno studio canadese del 2014 hanno infatti concluso suggerendo che, nel complesso, in una influenza stagionale la soppressione della febbre aumenta il numero previsto di casi di influenza e di decessi negli Stati Uniti del 5% (36).
Non dobbiamo infatti dimenticare che la febbre è un nostro importantissimo meccanismo di difesa estremamente utile:

  • sia per uccidere i germi (tutti i virus e i batteri sono termosensibili e un aumento di temperatura da 37°C a 38°C può ridurre la moltiplicazione virale per più del 90% e poco sopra i 39°C blocca la crescita di qualsiasi virus);
  • sia per stimolare le difese immunitarie dell’organismo, cioè quelle capaci di confinare, combattere e uccidere qualsiasi germe patogeno.

L’utilizzo invece degli antipiretici (paracetamolo) o comunque di un qualsiasi antiinfiammatorio non steroideo (FANS) (37), facilita la trasmissione delle comuni infezioni da germi, perché blocca l’aumento della temperatura e tutti i benefici dei meccanismi di infiammazione che l’organismo attiva nella sede dell’infezione per bloccare e uccidere i germi (38).
Pertanto, non è corretto abbassare troppo presto la temperatura, ma bisogna permettere, se non ci sono controindicazioni particolari e se il soggetto la sopporta adeguatamente, che la febbre scenda spontaneamente, dato che questo è il segnale che l’organismo si è immunologicamente rinforzato e che sta vincendo la sua battaglia contro la crescita dei germi.
Eventualmente, si può intervenire farmacologicamente con un antipiretico dopo 1-3 giorni di febbre se l’organismo dimostra di non tollerarla o la persona è affetta da qualche patologia preesistente (ovviamente tutte queste scelte vanno concordate con il medico di famiglia).
Ricordiamo nuovamente che, come per tutte le infezioni virali, gli antibiotici non servono, ma possono essere prescritti in caso di sovrainfezione batterica, cioè ad esempio nel caso si instauri una complicazione bronchitica o polmonare non virale.
In questo periodo iniziale di malattia si possono utilizzare invece tanti ausili naturali e in particolare i trattamenti omeopatici che sono utili non solo per aumentare le nostre difese immunitarie, ma anche per ridurre il rischio di complicazioni, accorciare la durata della malattia e fare in modo che non ci siano ricadute (39). A tale riguardo però bisogna consultare un medico omeopata, perché questa terapia va sempre personalizzata e i trattamenti generici vanno usati solo se non si possono fare quelli personalizzati.

Conclusioni

Allo stato attuale, io consiglierei a tutti non di diffondere notizie di paura, bensì di diffondere informazioni costruttive per limitare la diffusione del virus e aumentare le nostre difese immunitarie.
Bisognerebbe cioè spiegare alle persone che la prevenzione migliore è quella personalizzata, cioè quella che non va attuata quando c’è un’emergenza, ma che va iniziata molto prima: quando si sta bene!
La vera prevenzione delle infezioni virali, anzi di qualsiasi malattia, si attua dal concepimento fino all’ultimo respiro.
La vera prevenzione non sarà mai un trattamento di massa, perché nelle terapie generalizzate imposte a tutti ci sarà sempre qualcuno che avrà dei benefici, qualcuno che avrà dei danni e qualcuno che sarà del tutto indifferente al trattamento generico.
I nostri Governi forniscono sicuramente molte informazioni sul Coronavirus nei loro siti, ma dovrebbero invitare con più insistenza le persone a consultarli e ancor più dovrebbero invitare la popolazione ad avere un corretto stile di vita.
Nel nostro organismo c’è una legge di fisiologia molto importante che ho chiamato così: “Il tutto aiuta la parte” (40). Il nostro corpo, se sta globalmente bene perché noi lo nutriamo adeguatamente e lo rispettiamo con un corretto stile di vita, difende tutte le parti che lo compongono e non ha paura né del Coronavirus né di altre condizioni patogene … ma noi lo nutriamo e lo rispettiamo psico-fisicamente in modo adeguato?
Quindi, iniziamo subito a fare qualcosa per impostare correttamente la nostra vita e diventiamo consapevoli che ognuno di noi può sempre fare qualcosa per migliorare la sua situazione.
Infatti:

La conoscenza e la consapevolezza
comportano una crescita della Persona
e la strada per la salute vera parte sempre solo da qui.

Questo e altri argomenti sono trattati in modo approfondito nel mio libro “Proteggersi dalle infezioni virali. Aumentare le difese immunitarie per prevenire e curare le infezioni virali

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Bibliografia

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