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Ci ammaliamo anche perché mangiamo troppo

Dobbiamo dare al nostro organismo quelle molecole nutrizionali che gli servono per svolgere le sue funzioni strutturali, metaboliche, difensive, escretorie, ecc. e dobbiamo escludere quelle sostanze che non gli servono o che possono squilibrarlo e/o intossicarlo.

Comunque, per quanto la quantità di cibo ingerita sia meno importante della qualità alimentare, non è certamente un elemento trascurabile:

è sicuramente preferibile mangiare poco piuttosto che troppo.

La sapienza antica ci ha insegnato che dovremmo alzarci da tavola con un po’ di fame e non sazi a causa di uno stomaco molto pieno. Antichi documenti cinesi insegnano di alimentarsi in modo da ridurre la fame del 70% e sostengono che è comunque più salutare patire la fame che vivere sazi.

Ricerche scientifiche condotte su animali hanno dimostrato la validità di tali affermazioni confermando che la restrizione calorica è la via più sicura per rallentare l’invecchiamento.

In particolare, è emerso che la riduzione dell’alimentazione del 20-40% (cioè saziare la fame in media del 70%) permette di:

  • allungare la vita del 30-50% (1);
  • posticipare o evitare la maggior parte delle patologie cronico-degenerative come le patologie cardiovascolari, le patologie renali, il diabete mellito di tipo 2, le patologie autoimmuni, la demenza (2);
  • arrivare alla senilità e morire in età avanzata senza sofferenza (3).

La Figura 1 illustra la riduzione della mortalità per età in due gruppi di scimmie (76 in tutto) seguite per molti anni a dieta libera oppure con una restrizione delle calorie giornaliere di circa il 30% (le differenze tra i due gruppi di scimmie nella riduzione della mortalità sono state statisticamente fortemente significative: p = 0,007) (4).

Figura 1

La conclusione dello studio è stata chiarissima: le scimmie che avevano mangiato circa il 30% in meno hanno avuto una sopravvivenza maggiore. Infatti, in un confronto fatto verso i loro 32-33 anni di età ha evidenziato che era in vita il 60% delle scimmie con restrizione calorica, mentre solo il 20% di quelle che avevano una dieta libera.

Questo argomento è tratto dal mio libro “L’Alimentazione che può prevenire e curare le nostre malattie“.

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Bibliografia

  1. Weindruch, R. & Sohal, R. S. Seminars in medicine of the Beth Israel Deaconess Medical Center. Caloric intake and aging. N. Engl. J. Med. 337, 986-94 (1997).
  2. Fontana, L., Partridge, L. & Longo, V. D. Extending healthy life span-from yeast to humans. Science 328, 321-6 (2010).
  3. Evert, J., Lawler, E., Bogan, H. & Perls, T. Morbidity profiles of centenarians: survivors, delayers, and escapers. J. Gerontol. A. Biol. Sci. Med. Sci. 58, 232-7 (2003).
  4. Colman, R. J. et al. Caloric restriction reduces age-related and all-cause mortality in rhesus monkeys. Nat. Commun. 5, 3557 (2014).